Nei giorni scorsi diverse testate giornalistiche nazionali hanno riportato i primi risultati della commissione di indagine sulle cause del terremoto emiliano della primavera 2012, divulgate dalla rivista Science. Un estratto da Il Corriere della Sera.
Secondo la rivista americana, che ha potuto leggerne in anteprima le
conclusioni, gli esperti scartano l’ipotesi che ad accendere la miccia
siano state le indagini invasive effettuate nel deposito di gas vicino
al centro di Rivara. Il dito viene puntato invece su un altro sito di
proprietà della Gas Plus (società che attende di leggere il rapporto
ufficiale prima di far conoscere la sua posizione). Si tratta del
giacimento di Cavone, a venti chilometri dall’epicentro della scossa del
20 maggio. Di per sé i cambiamenti di pressione sulla crosta terrestre
dovuti alla rimozione del greggio e all’iniezione di fluidi per
facilitarne il flusso non sarebbero stati sufficienti per provocare la
tragedia, sostiene il rapporto. Ma «non si può escludere» che la faglia
fosse già vicina al punto di rottura e che l’attività estrattiva abbia
funzionato da innesco per il primo evento sismico.
Anche La Repubblica si è occupata della questione. Ecco un estratto pubblicato dal sito www.giornalettismo.com.
Il rapporto di Ichesa, prosegue Science, spiega anche che rimuovere e
reiniettare liquidi non basta a causare un terremoto più intenso di
quanto non sarebbe senza quell’attività. Ma è possibile che la faglia
coinvolta nella sequenza sismica del maggio di due anni fa fosse sul
punto di muoversi e che l’uomo abbia accelerato il processo. Non solo:
le attività estrattive nel sito di Cavone erano state aumentate
dall’aprile del 2011 e questo stabilirebbe un legame temporale. Però,
conclude la rivista, manca ancora un modello fisico di sostegno:
insomma, ipotizzato il nesso, non è ancora chiaro come e perché
funzioni. Science spiega infine di non aver ricevuto risposte sul
rapporto né da parte degli estensori né da parte delle compagnie che
sarebbero implicate, ma riferisce di altri sismologi per i quali questi
legami sarebbero molto deboli e tutto il rapporto poco chiaro:
l’impianto di Cavone, del resto, è molto piccolo e si trova ad almeno
venti chilometri dall’epicentro.
Secondo quanto dichiarato a Il Fatto Quotidiano da Edwin Cartlidge, giornalista di Science, ci sarebbero state pressioni per non pubblicare il rapporto, presentato nel febbraio 2014 alla Regione Emilia-Romagna, è stato reso pubblico solo dopo la diffusione delle anticipazioni da parte della rivista americana.
Per quanto riguarda la Regione Lombardia, è stata approvata nel marzo 2014 la Delibera di Giunta Regionale n. 1568, con la Relazione dell'Assessore all'Ambiente Claudia Maria Terzi di cui pubblichiamo un estratto.
In sede
di istruttoria regionale d’intesa con lo Stato si procede con le valutazioni
circa gli elementi prescrittivi in materia di sicurezza, anche per le
popolazioni interessate, nonché
ambientali relative alle fasi di perforazione e di esercizio degli
impianti. Tra le potenziali
problematiche di sicurezza risultano quelle relative alla possibilità di
fenomeni sismici sia in termini di conseguenze
che un sisma può avere sulla funzionalità degli impianti che in termini
di effetti sismici indotti che possono manifestarsi nella fase di perforazione
dei pozzi per l’immissione e l’estrazione del gas dal giacimento , nonché nella
fase di perforazione dei pozzi per l’immissione e l’estrazione del gas dal
giacimento. Potenziali effetti possono manifestarsi in aree ad elevata
sensibilità sismica per la presenza di importanti sorgenti sismogeniche.
Sorgenti sismogeniche importanti individuate dall’Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia (INGV) interessano in modo differenziato, gli impianti
di stoccaggio lombardi in Provincia di
Cremona , nella quale è presente la gran parte dei volumi di stoccaggio
autorizzati. I gravi eventi sismici verificatisi nel mese di maggio 2012 nelle
Regioni Lombardia ed Emilia Romagna, in aree con presenza di impianti di
stoccaggio, hanno suggerito l’opportunità di valutare in modo adeguato anche
gli effetti indotti dall’esercizio di impianti di stoccaggio dal punto di vista
sismico…. In applicazione del principio generale di precauzione, considerate le
capacità di stoccaggio oggi presenti in Lombardia di assoluta rilevanza a
livello mondiale e tali da richiedere una particolare attenzione ai fini della
valutazione degli effetti dell’attività nell’ambiente circostante relativamente
alla sismicità indotta, appare necessario attendere il pronunciamento
autorevole della Commissione Tecnico Scientifica, da cui potranno discendere
soluzioni, suggerimenti e prescrizioni ulteriori rispetto a quanto oggi previsto ed adottato in sede di
approvazione dei programmi di lavoro per
lo stoccaggio di gas in sotterraneo. Si ritiene, pertanto, opportuno sospendere
le istruttorie in corso per il rilascio dell’intesa denominate “Sergnano” e
“Ripalta” relative alle attività di stoccaggio di gas …per definire…ulteriori
prescrizioni e indicazioni per l’esercizio degli impianti di stoccaggio di gas,
a maggior tutela dei territori e delle popolazioni interessate.
Ricordiamo che i progetti relativi agli stoccaggi di gas in provincia di Cremona interessano ampie porzioni di territorio.
I lavori relativi allo stoccaggio di Bordolano procedono: il progetto interessa un'area di 135 kmq e coinvolge 16 Comuni
con 55.000 abitanti: Bordolano, Castelvisconti, Azzanello, Casalmorano,
Soresina, Annicco, Casalbuttano, Paderno Ponchielli, Olmeneta, Robecco
d'Oglio in Provincia di Cremona, Pontevico, Verolanuova, Verolavecchia,
Borgo San Giacomo, Quinzano d'Oglio in Provincia di Brescia.
Lo stoccaggio di Sergnano, così come quello di Bordolano, fa discutere per la presenza di fagli sismiche, come denunciato dal Comitato No Gasaran. Sul sito internet di Movimento 3.0 si possono trovare numerosi approfondimenti sul tema.
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