In allegato il testo dell'intervento di Cesare Vacchelli - a nome del Coordinamento Comitati contro le autostrade Cr-Mn e Ti-Bre - all’audizione della Commissione Ambiente della Camera di lunedì scorso riguardante il decreto “Sblocca
Italia”.
NO
AL DECRETO-LEGGE 12 settembre 2014, n. 133
Misure
urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere
pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione
burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa
delle
attivita' produttive. (GU n.212 del 12-9-2014)
Il Decreto legge 12
settembre 2014, n. 133, noto come lo “Sblocca Italia”,
rappresenta a nostro giudizio l'ennesimo
decreto di deregolamentazione “selvaggia” a danno del Paese
ed è anche per questo che abbiamo accolto il vostro invito a
partecipare a questa audizione, in quanto riteniamo fondamentale
unire tutte le forze sane del paese per cassare le norme di questo
provvedimento evitando che diventi legge.
Si tratta di un ulteriore
tentativo di applicare anche nel nostro paese i dettami della "Schock
Economy",
la teoria liberista made in USA. Questa crisi infinita, di cui non si
vede la fine, ha indotto in molti una unanime reazione: servono
investimenti pubblici per far ripartire l'economia e creare
occupazione. Tempestiva, almeno a parole, la risposta del neo
premier: sblocchiamo
l'Italia!
Da chi e da che cosa ancora
non si è capito
dal momento che nel paese degli abusi e dei condoni, dalle casse
notoriamente vuote e dal debito pubblico stratosferico di tutto ci
sarebbe bisogno tranne che di semplificazioni
(edilizie e non solo) in luogo di rigorosi controlli
e di decisioni verticistiche invece che di consenso popolare.
Ma veniamo ai contenuti, in
particolare quelli che riguardano le infrastrutture autostradali.
Art. 5 - Norme in
materia di concessioni autostradali
Questo articolo consentirà
alle concessioni scadute e in scadenza di evitare la gara per il
relativo rinnovo in virtù della magnanima possibilità data di
unificare tratte interconnesse, contigue ovvero tra loro
complementari, ai fini della loro gestione unitaria. Cosa che
comporterà in primo luogo la unificazione delle originarie scadenze
concessorie, che così verranno allineate con quella avente scadenza
più lontana nel tempo.
Questo, secondo la maggioranza
governativa, genererebbe la disponibilità di risorse per la
realizzazione, senza oneri per lo Stato, degli interventi
infrastrutturali previsti nelle originarie concessioni, oltre che per
consentire la riduzione delle tariffe di pedaggio.
Il testo dell’articolo,
ancorchè inizi con la solenne dichiarazione: “Nel rispetto dei
principi dell’Unione Europea”, rappresenta una palese e grave
violazione delle direttive e norme europee in materia che impongono,
alla scadenza di ogni concessione autostradale, l’espletamento di
regolare gara ad evidenza europea.
In secondo luogo le opere
previste nelle originarie concessioni, che con il presente
provvedimento si vorrebbero sbloccare, (spesso inutili oltre che
devastanti), rappresentano un obbligo in capo al concessionario che,
invece di essere premiato, dovrebbe rispondere di tale inadempienza
contrattuale.
Fa scuola in proposito il
raccordo autostradale Ti-Bre (Tirreno-Brennero) la cui costruzione
era prevista sin dal 1974 all’interno della concessione dell’A15
Parma-La Spezia e, per nostra fortuna, non ha ancora visto la luce.
Sul
tema dell’allungamento delle concessioni autostradali il nostro
coordinamento ha inviato in data 31 luglio 2014, anticipando i
contenuti dello sblocca Italia, una lettera alla CE per conoscere se
la Commissione Europea fosse stata informata dalle istituzioni
italiane circa la formula che, come riportato dagli organi di stampa,
sarebbe stata allo studio del Ministero dei Trasporti italiano per
ottenere l’allungamento della durata delle concessioni autostradali
e, in ogni caso, se non riteneva che ciò non si configurasse come
una palese violazione delle norme comunitarie sulla libera
concorrenza.
Siamo
ancora in attesa di avere riscontro ma, nel frattempo, abbiamo
ottenuto un nuovo incontro con il Commissario al Mercato Interno e in
quell’occasione riprenderemo tutti le questioni da noi segnalate.
Art.
11 - Disposizioni in materia di defiscalizzazione degli investimenti
infrastrutturali in finanza di progetto
Con
questo articolo si amplia la platea dei potenziali fruitori del
“credito d’imposta” di cui all’art. 33 del dl 179/2012, per
effetto dell’abbassamento del
valore dell'opera in project a partire dal quale è possibile
usufruire della defiscalizzazione (da 200 milioni € a 50 mln €),
e dell’estensione di tale beneficio ad ogni opera prevista
nei piani o programmi approvati da amministrazioni pubbliche, oltre
che alle opere di rilevanza strategica (legge obiettivo).
In
proposito è solo il caso di sottolineare come l’art.
107 TFUE (ex art. 87 TCE) definisca come Aiuti
di Stato gli
aiuti concessi dagli Stati membri sotto
qualsiasi forma tendenti
a favorire talune imprese o talune
produzioni.
Il
successivo art. 108 stabilisce che è possibile dare esecuzione agli
aiuti di stato solo una volta che gli stessi siano approvati dalla
Commissione Europea.
Alla
lettura delle sopracitate disposizioni comunitarie appare indubbio
che le misure, contenute nel provvedimento in oggetto, favoriscano
esclusivamente talune
imprese e
talune
produzioni, le
quali grazie al credito di imposta raggiungeranno un equilibrio
finanziario che consentirà loro, ad esempio, di accedere al mercato
del credito bancario con maggior facilità rispetto ad altre.
Sull’argomento
il nostro coordinamento si è da subito attivato inviando ben due
lettere di segnalazione alla CE, di cui l’ultima il 27 dicembre
2013, nonché con uno specifico incontro da noi richiesto al
Commissario Joaquin Almunia e avvenuto il 4 marzo scorso presso gli
uffici della Direzione Generale alla Concorrenza, alla presenza di
tre funzionarie della Direzione stessa.
Le
rappresentanti della Commissione hanno concordato sul fatto che la
norma in questione possa rappresentare un aiuto di stato ma il
governo italiano, ad oggi, non ha ancora informato la competente
Direzione Generale alla Concorrenza, notificando alla stessa il
proprio provvedimento di legge in materia di credito d’imposta.
Il
nostro governo si è limitato ad indicare nelle linee guida di
applicazione del provvedimento che la concessione di questi aiuti
fiscali “…è effettuata nel rispetto della normativa europea ed
in particolare di quella relativa agli aiuti di stato vigente al
momento dell’affidamento…”.
E’
questa la “frase magica” che ora impedirebbe agli organismi
europei di svolgere il proprio compito di verifica ed approvazione,
che invece potranno esplicare, così hanno ribadito, solo quando
questa legge verrà applicata concretamente ad un progetto
autostradale.
Pertanto
la norma da contestare è quella a cui il presente articolo fa
riferimento e cioè il decreto-legge
18 ottobre 2012, n. 179 , convertito con modificazioni dalla legge 17
dicembre 2012, n. 221. Mentre l’azione da svolgere con urgenza è
la segnalazione dei casi concreti a cui questa norma risulta già
essere applicata, svolgendo inoltre un’azione di costante vigilanza
sull’operato delle direzioni generali della CE competenti in
materia.
Altra
importante implicazione di questo provvedimento è quello
dell’invarianza finanziaria
di
seguito anche
uno stralcio (quello che riguarda l'esame dell'art.33)
del dossier di
documentazione a corredo degli atti istruttori parlamentari.
In
proposito, preso atto di quanto affermato dal Governo nella relazione
tecnica e durante l’esame al Senato, si osserva che l’invarianza
finanziaria delle disposizioni in esame appare confermata solo nel
caso in cui nelle previsioni tendenziali non fosse inclusa in alcun
modo la redditività – sotto forma di entrate fiscali o di
riscossione di canoni – delle infrastrutture interessate dalle
norme.
Considerando
che le previsioni tendenziali di gettito sono formulate sulla base di
un modello macroeconomico che stima l’andamento del PIL sulla base
delle sue componenti, l’ipotesi
assunta dalla relazione tecnica
- che la norma configuri una rinuncia ad un gettito aggiuntivo non
scontato - richiederebbe:
-
che le previsioni tendenziali relative ai conti della PA scontino la
riduzione della spesa per investimenti pubblici conseguente al blocco
delle opere oggetto di agevolazione da parte della norma in esame.
Tale circostanza
non risulta, apparentemente, dal DEF per il 2013 e dal relativo
allegato sulle infrastrutture strategiche, nel quale restano incluse
le opere citate dalla Nota tecnica del Governo[118];
-
che, nelle previsioni macroeconomiche tendenziali, si assuma che il
blocco della spesa per investimenti pubblici, di cui al punto
precedente, si rifletta interamente sulla spesa complessiva per
investimenti nel paese.
In
caso contrario, la detassazione prevista dalla norma risulterebbe
suscettibile di incidere su una componente di spesa per investimento
inclusa nelle previsioni tendenziali al pari della redditività
propria dell’investimento stesso e del relativo gettito fiscale,
che verrebbe conseguentemente ridotto. Sul
punto appare necessario acquisire conferma dal Governo.
Anche
la Corte dei Conti ha bocciato tale norma
Relazione
sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di
quantificazione degli oneri relative alle leggi pubblicate nel
quadrimestre settembre – dicembre 2012
Come
già segnalato in particolare dal Servizio bilancio della Camera dei
Deputati, vale la pena di ribadire, sotto il profilo metodologico,
che l’ipotesi di rinunzia a maggior gettito, su cui si fonda il
giudizio circa l’assenza di conseguenze finanziarie di segno
negativo, si basa sull’assunto - non dimostrato nella fattispecie -
consistente nel fatto che nei quadri tendenziali non sia stato
scontato il blocco degli investimenti pubblici (che la normativa
appunto rimuoverebbe). Ciò porta a ribadire quanto più volte
richiesto dalla Corte, ossia che – nonostante i progressi avutisi
negli anni più recenti – si pone ancora in termini del tutto
insoddisfacenti il necessario livello di informazioni circa i criteri
di dettaglio con cui vengono costruiti i quadri tendenziali di
finanza pubblica.
PROPOSTE
/ RICHIESTE
La
prima naturalmente è quella di provare in ogni modo a far decadere
il decreto stesso affinchè non diventi legge dello Stato;
in
subordine, e per quanto riguarda gli argomenti oggetto del nostro
intervento, cassare gli articoli 5 e 11 per le motivazioni sopra
esposte;
il
vostro impegno affinchè nelle sedi e con le modalità previste
dalla legge si arrivi alla dichiarazione di incostituzionalità del
presente decreto;
l’impegno
affinchè il Parlamento aderisca ai rilievi della Corte dei Conti ai
fini di una maggior trasparenza degli atti ed in particolare per
garantire il necessario livello di informazioni circa i criteri di
dettaglio con cui vengono costruiti i quadri tendenziali di finanza
pubblica;
l’azione
coordinata con i vs parlamentari europei affinchè l’Europa entri
nel merito delle due questioni poste dalla normativa ora in esame e
cioè il credito d’imposta e la proroga delle concessioni
autostradali, decretandone la palese violazione delle direttive e
delle norme europee in materia;
l’impegno
a rilanciare, in luogo delle due inutili autostrade Cr-Mn e Ti-Bre,
la necessità del potenziamento della linea ferroviaria
Mantova-Cremona-Codogno-Milano, nonché del corridoio ferroviario
Tirreno-Brennero, in particolare il tratto di collegamento tra Parma
e Verona, attraverso:
il
finanziamento dei restanti lavori sul tratto Parma-La Spezia ;
il
completamento dei lavori su detto corridoio con l’individuazione
del tracciato
Parma-Casalmaggiore-Piadena-Mantova-Verona in luogo dell’attuale
Parma-Suzzara-Poggio Rusco-Mantova, rispetto al quale risulta molto
più conveniente, sotto diversi profili, tra cui quello economico:
solo 70 milioni di € invece che 700;
Gli scienziati continuano a
ripeterlo e
non sanno più come dircelo: il cambiamento climatico non significa
solo un po’ più di caldo o qualche temporale fuori stagione. Non è
un’esagerazione: la nostra stessa “sopravvivenza” è a rischio.
Questa è
una battaglia per salvare il pianeta.
BASTA CEMENTO! STOP AL
CONSUMO DI ENERGIA FOSSILE!