giovedì 15 febbraio 2018

Mobike a Cremona

Sbarca a Cremona Mobike, bike-sharing a flusso libero, in via sperimentale per tre mesi a partire da novembre 2017.

Per poter accedere al servizio è necessario scaricare la app Mobike sul proprio smartphone ed effettuare la registrazione: questa prevede la creazione di un "portafoglio" necessario per il pagamento dell'uso del servizio. La app consente lo sblocco della bicicletta; la chiusura è manuale. Il pagamento termina alla chiusura della bicicletta rendendola disponibile per un nuovo utilizzo. E' possibile lasciare la bicicletta in qualsiasi luogo pubblico del territorio comunale e in un luogo pubblico. L'utente del servizio può quindi utilizzare qualsiasi bicicletta Mobike, in qualsiasi posto questa sia stata lasciata.

Sono previste alcune postazioni prestabilite:
di fronte all'ingresso della stazione ferroviaria;
in via Dante, presso la scultura L'anima della città;
in piazza Marconi, lato nord;
in piazza della Pace;
all'ospedale, a destra dell'ingresso;
al Polo Tecnologico;
alle Colonie Padane;
al campeggio e al parco al Po.

Il costo del servizio è di € 0,30 ogni mezz'ora. Se l' utilizzo è inferiore ai 30 minuti è applicata la tariffa minima di € 0,30.

giovedì 8 febbraio 2018

Una legge d’iniziativa popolare per arrestare il consumo di suolo

Una legge d’iniziativa popolare per arrestare il consumo di suolo. La proposta del Forum Salviamo il Paesaggio

Alla stesura del testo normativo ha lavorato per 13 mesi un Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico multidisciplinare formato da 75 persone: architetti, urbanisti, docenti e ricercatori universitari, geologi, agricoltori, agronomi, tecnici ambientali, giuristi, avvocati, funzionari pubblici, giornalisti/divulgatori, psicanalisti, tecnici di primarie associazioni nazionali, sindacalisti, paesaggisti, biologi, attivisti…

Cassinetta di Lugagnano, 3 febbraio 2018 – Dieci articoli per una legge contro il consumo di suolo, per fermare “la modifica o la perdita della superficie agricola, naturale, seminaturale o libera, a seguito di interventi di copertura artificiale del suolo, di trasformazione mediante la realizzazione – entro e fuori terra – di costruzioni, infrastrutture e servizi o provocata da azioni, quali asportazione ed impermeabilizzazione”.
Dieci articoli per una legge attesa da decenni o, almeno, dal 2009, quando un’ampia aggregazione nazionale di associazioni, comitati e singoli cittadini rese evidente l’insostenibile peso della speculazione edilizia.
Dieci articoli per una legge dal basso, dopo che lo scioglimento delle Camere ha sancito la fine ingloriosa del testo arenatosi al Senato, che ha vanificato lo sforzo avviato all’inizio della legislatura e l’impegno di tanti che avevano prestato il proprio servizio al Paese, producendo osservazioni, partecipando ad audizioni.

“Un fallimento, quello della politica, che ci obbliga a riprendere con energia la battaglia, perché di battaglia si tratta, per arrestare subito il consumo di territorio. Arrestare e non limitare o ridurre. Perché quello che serve oggi è un taglio netto. Un obbligo per legge – spiega il Forum Salviamo il Paesaggio, promotore del progetto di legge -. Una legge che oltre a porre la parola “fine” al film ‘Le mani sulla città’ che va in onda ininterrottamente dal secondo Dopoguerra, punti tutto sul recupero dell’enorme patrimonio edilizio esistente, sulla bonifica e riconversione ecologica delle immense aree dismesse e abbandonate (una vera e propria emergenza diffusa su tutto il territorio nazionale che deve vedere lo Stato applicare il principio costituzionale che prevede la tutela della proprietà privata solo se questa ha una funzione sociale), sulla valorizzazione urbanistica, sociale, economica e culturale sia dei centri storici e sia delle periferie dormitorio cresciute fuori dalle mura e ai margini delle autostrade”.

La legge che oggi il Forum Salviamo il Paesaggio presenta e mette a disposizione del nostro Paese è stata scritta dal basso, frutto del lungo lavoro di un folto gruppo di esperti e arricchito dalle ulteriori proposte di tutte le migliaia di suoi aderenti e delle oltre 1.000 organizzazioni che lo compongono.
Dieci articoli che se approvati dal Parlamento Italiano sarebbero la mera l’applicazione della nostra Costituzione, pur sembrando una vera rivoluzione.

Una legge per la quale il Forum Salviamo il Paesaggio è pronto a raccogliere le firme dei cittadini, dopo averla presentata all’attenzione della prossima XVIII legislatura della Repubblica Italiana.

Nove anni fa, il 24 gennaio 2009, a Cassinetta di Lugagnano, in provincia di Milano, veniva promosso il manifesto della campagna “Stop al consumo di territorio”: “Fertili pianure agricole, romantiche coste marine, affascinanti pendenze montane e armoniose curve collinari, sono quotidianamente sottoposte alla minaccia, all’attacco e all’invasione di betoniere, trivelle, ruspe e mostri di asfalto. Non vi è angolo d’Italia in cui non vi sia almeno un progetto a base di gettate di cemento: piani urbanistici e speculazioni edilizie, residenziali e industriali; insediamenti commerciali e logistici; grandi opere autostradali e ferroviarie; porti e aeroporti, turistici, civili e militari.
Non si può andare avanti così! La natura, la terra, l’acqua non sono risorse infinite. Il paese è al dissesto idrogeologico, il patrimonio paesaggistico e artistico rischia di essere irreversibilmente compromesso, l’agricoltura scivola verso un impoverimento senza ritorno, le identità culturali e le peculiarità di ciascun territorio e di ogni città, sembrano destinate a confluire in un unico, uniforme e grigio contenitore indistinto. La Terra d’Italia che ci accingiamo a consegnare alle prossime generazioni è malata. Curiamola!”

A quel pensiero è ancorata l’azione del Forum, costituito nel 2011: dopo avere registrato l’entrata del tema emergenziale del consumo di suolo all’interno dell’agenda “politica” e del Parlamento, ha dovuto però constatare che alle parole non seguissero norme stringenti.
Eppure, l’Italia non ha bisogno di una legge nazionale sul consumo di suolo.
Ha bisogno di una buona legge nazionale sul consumo di suolo.

Nel 2018, continuiamo a “divorare” terra al ritmo di 4 metri quadrati al secondo. Nel 2000 si era toccata quota 8 metri quadrati al secondo e la media degli ultimi 50 anni si attesta tra i 6 e i 7 metri quadrati al secondo.

Solo tra il 2013 e il 2015 le nuove coperture artificiali hanno riguardato 250 chilometri quadrati di territorio, 35 ettari al giorno, 35 campi di calcio ogni 24 ore (ISPRA, 2017).
In termini assoluti, il consumo di suolo si stima abbia intaccato ormai circa 23.000 chilometri quadrati del nostro territorio, una superficie pari all’Emilia Romagna. Perdiamo suolo e con esso perdiamo biodiversità, bellezza, paesaggio, qualità della vita, salute, storia, agricoltura. Il nostro Paese è in grado, oggi, di produrre appena l’80-85% del proprio fabbisogno primario alimentare, contro il 92% del 1991.

Consumiamo terra e siamo sempre meno in grado di garantirci il nostro cibo: non abbiamo più altro tempo a disposizione per invertire drasticamente la rotta.



Per ulteriori informazioni:

Domenico Finiguerra, 3384305130 – domenico.finiguerra@gmail.com
Alessandro Mortarino, 3337053420 – alessandro.mortarino@libero.it
Federico Sandrone, gonzy2005@libero.it


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