giovedì 23 gennaio 2014

CR-MN: comunicato comitati e LA su dichiarazioni Acerbi

Pubblichiamo il comunicato diramato da Coordinamento dei Comitati contro le autostrade CR-MN e TI-BRE e da Legambiente sulle dichiarazioni rilasciate dal presidente di Stradivaria e di Centropadane, dott. Acerbi. 




Il direttore di Stradivaria e di  Centropadane, dott. Acerbi, nell’audizione di giovedì scorso presso sala consiliare della Provincia di Mantova ha fatto emergere ulteriori contraddizioni sul progetto dell’autostrada Cr-Mn, rendendolo ancor meno credibile.

Sostenibilità economica
Acerbi ha dichiarato che la società è tenuta a  dimostrare la sostenibilità economica dell’opera solo dopo che la conferenza dei servizi avrà approvato il tracciato definitivo.
Tuttavia, dagli uffici dell’assessorato delle infrastrutture della Regione Lombardia
trapela la notizia (Vedi Mondopadano del 17/1/2014) che, prima di convocare la conferenza dei servizi, la regione chiede a Stradivaria di presentare un piano finanziario dettagliato.

Flussi di traffico
Eludendo la domanda del consigliere Tiana sul tema della moratoria, chiesta dai comitati, e sul contestuale aggiornamento del precedente studio sui flussi di traffico (che già ne sanciva l’inconsistenza) al fine di riesaminare la reale necessità di quest’opera così impattante, il direttore di Centropadane ha svelato l’esistenza di un loro studio che dimostrerebbe come il traffico sia in aumento. La notizia ha dell’incredibile e, in attesa di leggere questi dati, ci permettiamo di ricordare come i dati ufficiali dicano esattamente il contrario e cioè che i flussi di traffico sulla rete autostradale italiana continuano ad essere in netto e costante calo (nel 2012 sulla A/21 -7,2%), mentre nel piano economico-finanziario della Cr-Mn sono previsti sempre in crescita. E tutto ciò a fronte anche delle dichiarazioni del presidente stesso di Stradivaria, che, in occasione della riunione congiunta delle commissioni Garanzia e Territorio della Provincia di Cremona del 16/7/2012, dichiarò quanto segue: “Il problema è che oggi non sono garantiti volumi di traffico sufficienti per sostenere il piano economico-finanziario”.

Contributo regionale al progetto
Un altro motivo di censura che vogliamo esporre rispetto alla questione dei flussi di traffico è rappresentato dal meccanismo di restituzione, da parte del concessionario, del contributo di 108 milioni di euro  che la Regione Lombardia ha concesso, ai sensi dell’art.7 c.5 lett.a della legge regionale n.9/2001, per la realizzazione di tale opera.
Tale contributo è soggetto a restituzione  da parte del  concessionario al verificarsi delle condizioni di cui all’art.9 c.2 della legge regionale n.9/2001: “…Qualora dalla verifica del ciclo di esercizio si riscontri saldo positivo tra rientro da tariffa effettivo e rientro prefigurato nell’ambito del piano economico finanziario della concessione, lo stesso viene corrisposto dal concessionario alla Regione sino ad avvenuta restituzione dell’eventuale contribuzione da questa assicurata all’intervento…..”
Risulta evidente a questo punto che i flussi di traffico dichiarati, già di per sé inconsistenti e tali da non giustificare l’esigenza di realizzare tale infrastruttura, potrebbero essere stati sovrastimati al fine di non restituire alla Regione il contributo concesso in virtù del meccanismo sopra richiamato.
Se questo fosse potrebbe configurarsi anche la necessità di segnalare tale fatto alla Corte dei Conti.

Decadenza
Quanto al tema della decadenza, rispetto al quale i comitati hanno inviato ad Ilspa apposita “Istanza di avvio del procedimento ex lege n.241/90 di decadenza del concessionario Stradivaria spa dell’autostrada Cr-Mn ai sensi dell’art. 36 della concessione”, il dott. Acerbi si è limitato a rispondere che la società Centropadane è solida indipendentemente dalle vicende legate al rinnovo della concessione della A21 (Pc-Bs) e che proprio in virtù di ciò può vantare un credito di circa 260 mln di euro come indennizzo di subentro.
Ci permettiamo di valutare tale argomentazione come alquanto debole poiché:
·         nel bilancio al 31/12/2012 di Centropadane i debiti ammontano a oltre 240 mln di euro, con un utile di esercizio di soli 480.042,00 € ed un valore del patrimonio netto di circa 80 mln di euro. Questa la reale situazione della società fotografata a quella data!
·         lo stesso d.g. di Ilspa, Rognoni, ha dichiarato (Mondo Padano del 3/1/2014) che il vero problema della Cr-Mn è il nodo della concessione dell’A21, dalla cui gara Centro Padane è stata esclusa.
Tracciato autostradale nel mantovano e tangenziale di Mantova
Questo il tema più ampiamente trattato e dal quale è emerso che:
·         il tracciato che verrà proposto in conferenza di servizio sarà quello uscito dalla VIA e che, in ordine alla richiesta dei sindaci mantovani di una sua modifica, sulla stessa si dovrà esprimere la Regione, tenuto conto che ciò comporterebbe sottoporre di nuovo il progetto alla valutazione di impatto ambientale con conseguente allungamento dei tempi.
Il nostro giudizio è che con la realizzazione della tangenziale di Mantova si cerca di giustificare la nuova autostrada visto che la sua utilità sui 60 km di tratta non è dimostrabile. La nuova autostrada non deve essere l’occasione  per finanziare opere pubbliche che le ristrettezze finanziarie non consentono.  Sia Mantova che Cremona hanno bisogno di servizi ferroviari migliori, non di autostrade. Le vicende di questi giorni sull’aumento ingiustificato dei pedaggi hanno messo a nudo che queste sono messe in programma dai concessionari per obiettivi  che non hanno nulla a che vedere con la pubblica utilità, in particolare due: rinnovare la concessione senza gara e aumentare le tariffe che, spennando gli automobilisti, assicurano extraprofitti alle concessionarie. Come nel caso appunto della Centropadane che ha la concessione scaduta dal 2011 ed ha aumentato le tariffe dell’8,01%, sette volte l’inflazione.



Cesare Vacchelli - Coordinamento dei Comitati contro le autostrade CR-MN e TI-BRE
Dario Balotta - responsabile trasporti Legambiente Lombardia

Piadena, lì 21 gennaio 2014

mercoledì 22 gennaio 2014

Lettera aperta alla Commissione Provinciale Agricoltura e Ambiente sul PPC

LETTERA APERTA

Ai Sigg.ri componenti la
Commissione Agricoltura e Ambiente della Provincia di Cremona
e p. c. Al Sig. Presidente della Provincia
Ai Sigg.ri Assessori Provinciali
Ai Capigruppo Consiliari


                        Oggetto: Piano Cave, Ga8C Pianalto della Melotta


Egregi membri della commissione Agricoltura e ambiente, Gentile Presidente, assessori e capigruppo consiliari, vogliamo sottoporre alla vostra attenzione alcune riflessioni, delle quali, auspichiamo, terrete debito conto.

Come vi è ben noto, per tutto il corso della la lunga istruttoria che ha condotto all’adozione del piano cave e ancora nella più recente fase di approvazione delle controdeduzioni alle osservazioni, l’individuazione del nuovo ambito estrattivo A8  nel Pianalto della Melotta è stata considerata <solo come una ipotesi> (v.DGP 250/13). L’approvazione, nello scorso dicembre, della variante di PTCP, con la sua stravagante stratificazione dei livelli di tutela del Geosito, rende ora quell’ambito estrattivo una concreta possibilità alla quale in molti, rappresentanti ed eletti della cittadinanza, ci auguriamo vorrete opporvi.
Le ragioni di uno stralcio dal Piano Cave del giacimento Ga8C previsto nel Geosito Pianalto della Melotta sono molte e vale qui la pena di ribadirle.
Innanzitutto va rilevato che né il vorace utilizzo di una risorsa non rinnovabile, né tanto meno, la devastazione di un sito di grande valenza geologica e come tale tutelato anche dalla normativa nazionale, potrà essere efficace elemento di contrasto alla crisi che da anni attanaglia il settore edilizio. Il gruppo Laterizi Danesi, al cui ipotetico piano industriale si vuole accondiscendere, come specificato nelle controdeduzioni, non potrà trarre vantaggi significativi dall’escavazione di ulteriori tonnellate di argilla dal Pianalto. Alcuni suoi stabilimenti, siti nel bresciano e nel pavese, a fronte della stasi della domanda, hanno negli ultimi mesi collocato i dipendenti in cassa integrazione e nell’attività di cava, per l’impresa Danesi, come per tutte le altre del settore, non potranno esservi realistiche possibilità di incremento nel numero delle maestranze. Il settore delle cave è notoriamente a basso impiego di manodopera, come è stato inequivocabilmente evidenziato tanto da un’indagine condotta dalla Regione Lombardia, quanto dallo studio commissionato dalla stessa Provincia di Cremona all’ASA dell’Università Cattolica: una ricerca che sottolinea ragionevolmente pure le scarsissime possibilità di sviluppo del comparto per gli anni a venire.
A fronte, dunque, di certezze in merito ai danni ambientali che l’escavazione inevitabilmente arrecherebbe al Pianalto, paiono del tutto infondate le previsioni di eventuali benefici economici ed occupazionali derivanti da una maggiore disponibilità di argilla, la cui possibilità di estrazione nell’ATE a8, del resto, è ben lungi dall’essere esaurita. Infatti il “vecchio” piano cave ancora riserva alla ditta Danesi la possibilità di estrarre 500.000 mc, a cui se ne vogliono aggiungere con il nuovo, come richiesto dall’impresa 1.800.000. Il tutto a fronte di un fabbisogno stimato di argilla, per l’intera provincia nel prossimo decennio, di un valore compreso tra i 462.537,3 mc  ed i 572.69, secondo quanto puntualizzato dal già citato studio commissionato dall’ istituzione provinciale (a che pro, ci si domanda assegnare e finanziare la ricerca, se non viene neppure lontanamente presa in considerazione?).
La concessione all’escavazione di tali volumetria di argilla, come è ovvio, comporta l’asportazione dello strato superficiale (profondità 2,5 metri nella proposta del piano cave, portata a 3 m. su richiesta dell’impresa) di un’area a dire poco immensa: 863 mila metri quadri si aggiungono ai quasi  300 mila già dati in concessione, incidendo, così nel Geosito una ferita ampia più di un milione di metri quadri. Quei particolari metri quadri, quello specifico appezzamento di terreno che serve al cavatore d’argilla e che appartiene organicamente al Geosito, sono stati giudicati    “irrilevanti” dal punto di vista paesaggistico, storico e culturale e non meritevoli di particolare tutela dal Ptcp di ultima approvazione. La logica che lo ha guidato ignora completamente – e colpevolmente- il concetto di “sito”, di un unicum meritevole di salvaguardia e, soprattutto, di rispetto. Non solo, ma ignora perfino quanto disposto dalla Giunta Regionale Lombarda nella sua Deliberazione n. X/ 1007 del 29/11/2013, relativa alla verifica della Variante di PTCP proposta dalla Provincia di Cremona; la Giunta regionale si esprime esplicitamente, citando il vigente Piano Paesaggistico Regionale, in modo perentorio in questi termini : “.... i geositi di prevalente interesse geografico, geomorfologico, paesistico, naturalistico, idrogeologico, sedimentologico (praticamente la... “foto” del Pianalto!) sono oggetto di attenta e specifica salvaguardia al fine di preservarne la specifica conformazione e connotazione. Sono pertanto da escludersi tutti gli interventi che possano alterarne o comprometterne l’integrità e la riconoscibilità causando sbancamenti o movimenti di terra che modifichino in modo permanente l’assetto geomorfologico....”.
Con il termine Geosito – vale la pena ricordarlo- si indicano i beni geologico-geomorfologici di un territorio intesi quali elementi di pregio scientifico e ambientale del patrimonio paesaggistico. Un "geosito" è un'area o una località  che rappresenta in modo esemplare eventi geologici, geomorfologici e regionali; la storia, lo sviluppo e i rapporti geologici, rivestendo la funzione di modelli per un'ampia fascia di territorio o a livello globale. Un geosito è di eccezionale importanza primariamente in base al contesto scientifico e culturale (in quanto in grado di fornire un contributo indispensabile alla comprensione della storia geologica di una regione, stato o continente) ma esso riveste grande interesse anche in relazione al paesaggio, alla biodiversità , all'educazione, alla ricreazione, ovvero, può avere anche una sua valenza “economica”.
Si definiscono geositi (ovvero “luoghi della geologia”) quegli oggetti geologici che presentano caratteri di rarità e unicità. Sono ben visibili e ben conservati, formano paesaggi spettacolari e restituiscono informazioni fondamentali per la conoscenza della Terra. Il Pianalto di Romanengo-Melotta,  in quanto elemento di pregio scientifico perché testimone  dei processi multi millenari che hanno formato e modellato il territorio, è stato individuato, descritto e censito sia dalla Regione Lombardia, sia dal Ministero dell’Ambiente.
La Provincia di Cremona, forse fraintendendo le proprie funzioni, attraverso la variante di PTCP ne ha disconosciuto, assieme alla qualità di bene naturale pregiato e non rinnovabile,  quella “singolarità geologica” che è esplicitamente tutelata dal codice dei beni culturali e del paesaggio. L’artificio dello spezzettamento in aree dal diverso valore paesaggistico e ambientale ha degradato il solo ed unico Pianalto della Melotta da “cosa immobile di notevole interesse pubblico” a cava d’argilla, una tra le tante presenti anche sul territorio cremonese. Possiamo solo sperare che, altrove in questo nostro paese, tecnici, consulenti e amministratori non seguano tale approccio urbanistico e culturale: spiacerebbe vedere parcheggi o chioschi per le bibite pronti a riempire ogni spazio di (ipotetico) scarso interesse entro il perimetro di “siti” archeologici come i Fori imperiali o Pompei. Certo, in quanto esercizi commerciali, nell’opinione di alcuni, sarebbero più redditizi di qualche inutile sasso, vecchio, rovinato e sporco.

Delegazione FAI CR
Legambiente AltoCremasco
Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori - Coordinamento Cremonese, Cremasco e Casalasco
WWF-Cremona

martedì 21 gennaio 2014

MI-CR-MN tra le 10 peggiori linee ferroviarie italiane

Pubblichiamo il comunicato diramato da Legambiente a commento dell'inserimento, nel rapporto Pendolaria 2013, della linea Milano-Cremona-Mantova tra le 10 peggiori linee ferroviarie italiane.

Pendolaria 2013

La Mantova-Cremona-Milano tra le 10 linee ferroviarie italiane che offrono il servizio peggiore

Legambiente: “Finiamo di parlare dell'inutile autostrada Cremona-Mantova, cancelliamo il progetto e destiniamo quelle risorse alla ferrovia”



La linea Mantova-Cremona-Milano è una delle 10 peggiori ferrovie italiane. E’ questo il giudizio che il rapporto Pendolaria 2013 di Legambiente assegna alla tratta che assicura i collegamenti tra le due città della bassa padana al capoluogo lombardo. Pessimi livelli di prestazione confermati anche dai diecimila utenti che ogni giorno sperano di concludere la loro odissea ferroviaria, fatta di treni vecchi e lenti, almeno in orario rispetto alla tabella di marcia che, dal dopoguerra, non hanno mai migliorato i tempi di percorrenza, richiedendo due ore per realizzare il collegamento tra la città scaligera e piazza Duca D'Aosta. Sempre che i passaggi a livello funzionino a dovere, che non si blocchino gli scambi, che non ci sia un guasto alla motrice o al sistema frenante, eventi che purtroppo sono la norma, considerando la vetustà del materiale rotabile e delle attrezzature.  Eppure la pianura tra Cremona e Mantova è il tratto centrale di una direttrice di trasporti, la mediopadana, che congiunge Torino con il delta del Po e che da anni è al centro delle attenzioni di Palazzo Lombardia, che pur in assenza di un piano regionale della mobilità (l'ultimo risale al 1982), vi ha di volta in volta immaginato costosissimi collegamenti autostradali, idroviari, fluviali, volti a creare percorsi est-ovest alternativi alle congestionate reti della fascia pedemontana. Opere che presuppongono una funzione strategica per la mobilità di persone e merci e che hanno, invariabilmente, un violentissimo impatto in termini ambientali, economico-finanziari e territoriali. Ma quel binario, che con ben più modesti investimenti potrebbe essere pienamente recuperato a un uso efficiente e razionale, resta in disparte, popolato da pochi treni per passeggeri di serie b e da un inesistente transito di merci.

“E’ ora di finirla con una visione tutta milanocentrica delle reti e dei servizi ferroviari – dichiara Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia - linee come la Cremona-Mantova possono migliorare di molto le prestazioni e la frequenza, se il sistema ferroviario regionale viene fatto oggetto dei necessari interventi di ammodernamento. Ma per giustificare questi investimenti occorre rilanciare la funzione delle ferrovie periferiche secondo un disegno strategico, che assegni loro un adeguato mix di funzioni: dalla mobilità pendolare, a quella turistica, alla movimentazione di merci”.  

Una visione strategica è quella che manca nel disegno delle reti di mobilità regionale e a farne le spese sono decine di migliaia di pendolari che hanno la sfortuna di non vivere nei capoluoghi serviti da linee ferroviarie metropolitane o dai progetti di alta velocità.  “E' inaccettabile che in condizioni di ristrettezza economica i pendolari di vasti territori lombardi vengano di fatto esclusi dagli investimenti e relegati in una sorta di limbo ferroviario – insiste Di Simine - Chiediamo a Maroni di occuparsi di tutti i pendolari, anche con i suoi colleghi dell'agognata macroregione padana, e di puntare al recupero di ruolo delle reti ferroviarie. Questo significa anche fare scelte ormai improcrastinabili, come quella di abbandonare i faraonici progetti di autostrade Cremona-Mantova e Ti-Bre, per destinare le risorse disponibili alla mobilità su ferro”.

L’Ufficio stampa Legambiente Lombardia 02 87386480 – 39 9283998

lunedì 20 gennaio 2014

Comunicato sull'incontro con il Sindaco di Casalmaggiore



Comunicato stampa
Si è svolto mercoledì 18 dicembre, presso la sala giunta del Comune di Casalmaggiore,  l’incontro con il Sindaco sollecitato dal Comitato Casalasco di “Salviamo il paesaggio”.
All’incontro hanno preso parte, oltre al sindaco Claudio Silla, gli assessori Pier Luigi Pasotto, Tiziano Ronda e il consigliere comunale Claudio Romanetti; il Comitato casalasco di “Salviamo il paesaggio” era rappresentato da Dina Rosa, Damiano Chiarini, Angelo Angiolini e Cesare Vacchelli.
Quattro gli argomenti principali sui quali abbiamo chiesto un confronto e su cui vorremmo che convergesse l’azione dell’Amministrazione Comunale:
1) Consumo zero del suolo
2) Piano energetico sostenibile.
3) Mobilità sostenibile.
4) Maggiore coinvolgimento dei cittadini nelle scelte dell’Amministrazione Comunale.
Solo i primi due, per ora, gli argomenti trattati, anche se in modo non esaustivo.
In particolare si è convenuto su alcuni punti:
Consumo zero del suolo   
    *       la necessità di affinare i dati contenuti nel questionario sul consumo di suolo;
           impostare una diversa pianificazione urbanistica anche alla luce del decremento di consumo di suolo già previsto dall’attuale PGT rispetto agli strumenti urbanistici precedenti;
           approfondire il tema di come intervenire sul patrimonio edilizio esistente in luogo di nuove costruzioni e quindi di nuovo consumo di suolo;
Piano energetico sostenibile
           Inderogabile necessità da parte del Comune di dotarsi di un piano energetico che, partendo da un quadro del livello di inquinamento prodotto, ponga le basi per scelte sostenibili, urgenti e coerenti con un piano di risanamento della qualità dell’aria non più rinviabile e per un netto taglio delle emissioni di CO2 da fonti energetiche;

Da parte nostra, preso atto del lavoro che sta portando avanti su questo tema l’Amministrazione Comunale, è stata sottolineata la necessità di rendere efficienti dal punto di vista energetico gli edifici comunali, nonchè l’intero impianto di illuminazione pubblica. Questo consentirebbe un notevole risparmio nei consumi e quindi nella bolletta e una minore immissione di CO2 nell’atmosfera.
Infine abbiamo manifestato la nostra netta contrarietà al progetto di realizzazione, all’interno dell’abitato di Casalmaggiore, di una minirete di teleriscaldamento alimentata da caldaie a cialde di biomassa prodotte dalla centrale adiacente all’Ospedale Oglio-Po.  Questa richiesta, pervenuta al Comune da parte di un proponente privato, è attualmente al vaglio della commissione urbanistica comunale che, manifestando un certo interesse in proposito, ha chiesto ulteriori specifiche di progetto.

Siamo contrari a tale proposta di impianto perchè:

·         L’aria che respiriamo è oggi inquinata da una mistura di sostanze cancerogene ed è il più diffuso cancerogeno ambientale, oltre che una causa primaria di tumore”. IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) 17/10/2013;
·         per 23 giorni consecutivi, nel corso di questo mese, a Cremona il valore della concentrazione delle polveri sottili è stato al di sopra dei limiti di legge;
·         dal 1°gennaio le centraline del PM10 hanno superato il limite di 50 µg/m³ per un numero di giorni pari a 74 (rispetto ai 35 consentiti) con un picco di 158 µg/m³;
·         dal 1°gennaio le centraline del PM 2,5 (le più pericolose) hanno superato il limite di 25 µg/m³ per un numero di giorni pari a  114 (dato questo solo statistico dal momento che l’Italia non ha ancora recepito la direttiva Europea in materia) con un picco di 123 µg/m³;


·         non è ammissibile aggiungere altre emissioni,  soprattutto vicino a scuole o ospedali;
·         ogni tecnologia che implica nuove combustioni è da rigettare per l’esistenza di valide alternative nel risparmio e nel solare fotovoltaico;
·         il teleriscaldamento proposto è meno vantaggioso economicamente del gas metano che è pure meno inquinante delle centrali a biomasse o a cialde legnose;
·         per la non rinnovabilità della fonte di approvvigionamento;
·         perché enormemente maggiori sono le quantità di combustibile bruciato, e quindi di inquinamento prodotto, e minore la qualità energetica dello stesso, rispetto al numero, solo teorico, di camini che verrebbero spenti;
·         la riqualificazione energetica degli edifici che noi chiediamo avrebbe come risultato sia la riduzione dell’inquinamento, sia un risparmio economico, sia interessanti prospettive occupazionali nell’economia verde.

L’incontro è stato aggiornato all’appuntamento successivo previsto per l’8 gennaio 2014.

Ribadiamo infine la richiesta al sindaco di Casalmaggiore di indire una seduta straordinaria del Consiglio Comunale in cui la Giunta relazioni sullo stato delle politiche dell’Amministrazione in tema di inquinamento atmosferico.



Il Comitato Casalasco “Salviamo il paesaggio”

Casalmaggiore, 27/12/2013

venerdì 17 gennaio 2014

Inquinamento del Cresmiero

Ci è stato segnalato nei giorni scorsi il pessimo stato di salute del Cresmiero, un corso d'acqua che attraversa il territorio cremasco. Sul nostro gruppo Facebook sono disponibili le foto scattate nei pressi di Crema: il colore marrone dell'acqua e la schiuma bianca parlano da sè. La situazione si è particolarmente aggravata nel corso degli ultimi mesi. Sono già state fatte delle segnalazioni alla Guardia Forestale e al Comune di Crema, ma ad oggi la situazione è immutata. Della faccenda si è occupata anche Telecolor, con un servizio televisivo andato in onda nel corso del telegiornale di ieri.

lunedì 13 gennaio 2014

CR-MN: 10 domande a Stradivaria



AUTOSTRADA REGIONALE CR-MN
10 domande al presidente di Stradivaria Spa
1.    Ad oltre dieci anni dalla prima conferenza di servizio e dopo un lungo silenzio, intervallato solo da annunci a mezzo stampa, puntualmente disattesi, ora, pare, verrà convocata  la seconda e decisiva conferenza di servizio relativa al progetto definitivo dell’autostrada Cr-Mn. Come mai questa accelerazione proprio ora che la Regione ha deciso di  non stanziare alcuna risorsa per il progetto autostradale nel proprio bilancio 2014/2016?
2.    A questa mancanza di risorse si aggiungono anche i vincoli di bilancio del patto di stabilità, che impediranno comunque di stanziarle anche nei prossimi anni. Come sarà possibile realizzare entro il 2016 il primo lotto di 14 km dal costo di circa 200 mln e finanziato per 108 mln di euro con il previsto contributo regionale?
3.    Nelle recenti dichiarazioni dei principali attori di questo progetto (Regione, Ilspa, Stradivaria)   c’è stato un reciproco riconoscimento del lavoro sin qui  compiuto. Come si inquadra in questo contesto la dichiarazione del d.g. di Stradivaria dott. Acerbi che su Mondo Padano del 3/1/2014, rivolgendosi al presidente di Ilspa, si spinge a sottolineare come alla Regione convenga di più contribuire alla realizzazione del progetto, con il previsto contributo di 108 mln di euro, che accollarsi, in caso contrario, la penale contrattuale pari a 120 mln di euro?
4.    Lei presidente, in occasione della riunione congiunta delle commissioni Garanzia e Territorio della Provincia di Cremona del 16/7/2012, ha dichiarato quanto segue: “Il problema è che oggi non sono garantiti volumi di traffico sufficienti per sostenere il piano economico-finanziario”. Considerato  che i flussi di traffico sulla rete autostradale italiana continuano ad essere in netto e costante calo (nel 2012 sulla A/21 -7,2%), mentre nel piano economico-finanziario della Cr-Mn sono previsti sempre in crescita, come ritiene di poter riequilibrare tale piano?
5.    Nell’agosto scorso, ben 48 soggetti, tra cui sindaci, associazioni agricole ed ambientaliste, forze politiche, consiglieri regionali e parlamentari hanno sottoscritto un documento in cui si chiede una moratoria nell’iter decisionale per riesaminare la reale necessità di portare a compimento questo impattante ed oneroso progetto, attraverso un aggiornamento del precedente studio sui flussi di traffico commissionato alla società Polinomia. Qual è la posizione della sua società in proposito?
6.    Considerato che, rispetto ad un presunto disegno strategico che vedeva l’autostrada  Cr-Mn inserita nel “corridoio 5 Lisbona a Kiev” (circostanza smentita dalla CE in ben due documenti ufficiali), ora, a parte i tempi in cui si prevede di realizzare l’opera in questione ed il drastico ridimensionamento dei lavori previsti nella prima fase, è venuta meno anche l’ipotesi della prosecuzione ad est del progetto con sbocco ai porti dell’adriatico. L’autostrada Nogara-mare infatti non si congiungerà più alla Cr-Mn all’altezza di Castel d’Ario, bensì all’autostrada A/22 a nord di Nogarole Rocca. Questo fatto, insieme alla realizzazione della quarta corsia dell’autostrada A/4 ed all’avanzato stato di realizzazione dell’autostrada Cispadana, avranno come conseguenza una notevole e ridotta capacità di attrazione di traffico da parte della Cr-Mn, i cui flussi di traffico previsti  erano già molto deboli ed incerti ed ora ulteriormente ridimensionati dal calo generalizzato del traffico autostradale. Quale importanza strategica e valenza trasportistica ritiene di poter attribuire oggi a questo progetto?
7.    La società Centro Padane spa, che controlla la vostra società con il 59,2% delle azioni, ha avviato un contenzioso con lo stato per vedersi riconosciuto il valore di subentro per la concessione dell’A21 pari a circa 260 mln di €. In attesa di ciò alla stessa società è stato riconosciuto per il 2014 un aggiornamento della tariffa autostradale del 8,01% (al secondo posto nella classifica degli incrementi). Secondo molti autorevoli organismi questi incrementi sono del tutto ingiustificati, ancorchè la media degli incrementi concessi sia stata del 3,9%. Da un nostro calcolo se continuerà per alcuni anni questo trattamento di favore, saranno gli utenti della strada a portare, entro il 2027, nelle casse di Centro Padane questo indennizzo che lo stato e pensiamo nessun altra società subentrante sarà in grado di garantire. Dal momento che lo stesso d.g. di Ilspa, Rognoni, ha dichiarato (Mondo Padano del 3/1/2014) che il vero problema della Cr-Mn è il nodo della concessione dell’A21, dalla cui gara Centro Padane è stata esclusa, come commenta questa situazione?
8.    Il Coordinamento dei Comitati contro le autostrade Cr-Mn e Ti-Bre ed il Coordinamento dei Comitati Ambientalisti Lombardia, con l’assistenza dell’avv. Umberto Fantigrossi, hanno inviato ad Ilspa, il 15/10/2013, apposita “Istanza di avvio del procedimento ex lege n.241/90 di decadenza del concessionario Stradivaria spa dell’autostrada Cr-Mn ai sensi dell’art. 36 della concessione”. Che cosa risponde in proposito?
9.    Lo IARC (l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS), ha stabilito che l’inquinamento atmosferico è tra i più diffusi agenti cancerogeni ambientali.                  Dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), risulta che l’Italia viola i limiti di quasi tutti gli inquinanti atmosferici previsti dalla normativa Europea, esponendo le  popolazioni che risiedono nelle aree urbane italiane, in particolare quelle della Pianura Padana, ad inaccettabili livelli di inquinanti dell’aria. L’IPCC, l’organismo scientifico delle Nazioni Unite, ha reso noto che i  cambiamenti climatici prodotti dall’attività umana hanno raggiunto un livello tale di gravità che restano a disposizione solo 10 anni per salvare il pianeta da scenari catastrofici. Non ritiene che di fronte a questa situazione drammatica, in cui c’è bisogno dell’impegno forte di tutti, anche la società che lei presiede dovrebbe porsi con urgenza il tema del  cambiamento della propria “Mission”?
10.  Per la salute del Pianeta e per quella dei cittadini, chiediamo che le scarse risorse disponibili vengano destinate ad opere infrastrutturali ferroviarie che contribuiscano a togliere veleni dall’aria e che ci rendano un paese veramente moderno.
      Declinare questo inderogabile ed urgente impegno per il nostro territorio significa:
·         portare a compimento il Ti-Bre ferroviario, per collegare i porti dell’alto Tirreno con il cuore dell’Europa;
·         potenziare la linea ferroviaria Mn-Cr-Mi per collegare in modo razionale ed efficiente queste comunità;
       Queste opere importanti e necessarie che non hanno i fondi per essere portate a termine sono opere che si accordano pienamente con i nuovi programmi Ten per il trasporto Europeo che puntano tutto sulla ferrovia. Ritiene impossibile unire le potenzialità di Società come Centro Padane spa e Autocisa spa  che abbandonando i relativi progetti autostradali puntino invece al completamento delle due opere suddette? Siamo consapevoli che si tratta di un lavoro immane che implica un grande sforzo di progettazione, diplomatico e politico che dovrà interessare istituzioni Italiane e comunitarie, al fine di ridisegnare il ruolo di queste società, ma alla fine riusciremo a preservare le Società ed il loro valore in termini di conoscenza e occupazione, avremo due opere finalmente portate a termine e un capitale paesaggistico ed agricolo preservato dalla cementificazione.

MENO AUTOSTRADE  PIU’ FERROVIE – NO ALLA CR-MN e TI-BRE

8 gennaio 2014
Coordinamento dei Comitati contro le autostrade Cr-Mn e Ti-Bre - Associazione Persona-Ambiente - Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia - Salviamo il Paesaggio Cremonese Cremasco  e Casalasco – Associazione Noi Ambiente e Salute