mercoledì 19 novembre 2014

Appello al Presidente del Consiglio e ai consiglieri regionali lombardi



APPELLO
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E AI CONSIGLIERI REGIONALI LOMBARDI

Signor Presidente, signore e signori componenti dell'Assemblea legislativa lombarda,
nelle prossime ore dovrete esprimervi sul progetto di legge recante 'Disposizioni per la riduzione del consumo di suolo e per la riqualificazione del suolo degradato'.

Si tratta di un testo che ci lascia sconcertati, per la palese contraddittorietà tra titolo e dispositivo della norma.
Il riferimento è in primo luogo alla norma transitoria (art. 5) che dispone un periodo di moratoria durante il quale sono fatte salve tutte le previsioni dei piani urbanistici vigenti (stimate nell'ordine di 55.000 ettari di nuove urbanizzazioni su suoli agricoli!), stabilendo un limite di tre anni per il convenzionamento degli interventi attuativi, a cui per di più vengono concesse agevolazioni (rateazione degli oneri) e accelerazioni procedurali, prevedendo una straordinaria facoltà di interventi sostitutivi in caso di mancato rispetto dei ristretti tempi di istruttoria comunale.
Intento della legge non pare quello di contenere l'urbanizzazione espansiva, ma di fornire un formidabile impulso alla concretizzazione di diritti edificatori, in una contingenza di mercato in cui molte imprese rischiano con ciò di incorrere in sovraesposizioni debitorie e rischi di fallimento. Potrebbe persino accadere che tra le imprese in grado di avvalersi della norma possano annoverarsi quelle che gravitano nella contiguità della criminalità organizzata, tra le poche in grado di disporre di adeguata provvista finanziaria, ancorchè di provenienza illecita, per investimenti ad elevato rischio.
Rileviamo poi tra le incongruenze l'esclusione dalla contabilità del consumo di suolo delle opere pubbliche o di interesse pubblico, come se tale attributo bastasse a certificare l'assenza di impatti: una norma illogica oltre che contrastante con il diritto comunitario, l'interesse pubblico non può infatti giustificare l'indiscriminato abuso di risorse naturali o la localizzazione in aree incompatibili, o il mancato ricorso a misure di mitigazione e compensazione ambientale.
Ancora, segnaliamo la devitalizzazione di quel timido ma prezioso disincentivo al consumo di suolo costituito dall'art. 43bis della l.r. 12/2005 che, nel fissare una maggiorazione d'oneri per le trasformazioni urbanistiche di terreni agricoli 'allo stato di fatto', ha permesso di alimentare il fondo regionale aree verdi, destinato a finanziare interventi in aree protette: la sostituzione dell'espressione 'allo stato di fatto' con le definizioni del tutto aleatorie introdotte dal PdL (in virtù delle quali sono agricole solo le aree azzonate come tali) rende inapplicabile tale disposizione in tutti i casi di interventi edilizi coerenti con le previsioni urbanistiche.
Da questa non certo esaustiva premessa comprenderete come la norma appaia tutt'altro che scontata nei suoi effetti, e potenzialmente controproducente agli obiettivi dichiarati. Rileviamo che l'estrema rapidità con cui essa è stata sottoposta e dibattuta ha impedito anche di utilizzare gli strumenti conoscitivi e previsionali che avrebbero potuto essere messi in campo dalle strutture di valutazione tecnica e giuridica di cui lo stesso Consiglio Regionale si è dotato. Siamo così in presenza di un DdL che nella migliore delle ipotesi non innova il quadro legislativo nè introduce misure efficaci per limitare il consumo di suolo. Nella peggiore delle ipotesi, che reputiamo estremamente probabile, questa norma rischia di essere perfino profondamente peggiorativa del quadro attuale.
Ciò di cui invece sentiamo il pressante bisogno sono urgenti provvedimenti economici e regolativi diretti a sostenere e agevolare il recupero e la rigenerazione degli spazi urbani degradati, sottoutilizzati o dismessi, vera problematica attuale dei nostri centri urbani; questo anche attraverso apposizione di maggiori oneri sulla trasformazione di aree libere e, al contrario, alleggerimenti fiscali e procedurali per la trasformazione di aree già edificate e da riqualificare.
Per questo ci appelliamo alla vostra autonomia intellettuale e politica, affinché vogliate attivarvi per un rinvio della votazione finalizzato a una seria e trasparente ponderazione degli effetti che questa norma è in grado di produrre.
Milano, 17 novembre 2014
Sottoscrivono il presente appello, in rappresentanza delle rispettive organizzazioni,
Valentina Mutti, ACLI Anni Verdi Ambiente
Emanuele Patti, ARCI Milano
Dante Perin, Associazione DESR Parco Agricolo Sud Milano
Renato Aquilani, Associazione per il Parco Agricolo Sud Milano
Angelo Proserpio, Associazione Uomo e Territorio Pro Natura
Andrea Arcidiacono, Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo
Dario Olivero, CIA provinciale Milano, Lodi, Monza e Brianza
Angelo Monti, Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori.
Marilena Ballestriero, Coordinamento dei comitati lombardi Forum Salviamo il Paesaggio
Renata Lovati, Donne in Campo CIA Lombardia
Gianpietro Bara, Federazione regionale degli Ordini dei dottori agronomi e dottori forestali della Lombardia
Oreste Magni, Ecoistituto della Valle del Ticino
Luca Imberti, INU Lombardia
Rossana Bettinelli, Italia Nostra Lombardia
Damiano Di Simine, Legambiente Lombardia
Massimo Soldarini, LIPU Birdlife international
Adriano Licini, Mountain Wilderness Gruppo Regionale Lombardia
Vincenzo Giovine, Ordine dei Geologi della Lombardia
Carlo Negrini, Osservatorio del paesaggio dell'Oltrepò Mantovano
Giuseppe Spagnulo, Touring Club Italia

Aderiscono inoltre
Prof. Claudio Arbib, Università dell'Aquila
Prof. Alessandro Balducci, Politecnico di Milano
Prof. Stefano Bocchi, Università degli Studi di Milano
Prof Giuseppe Bogliani, Università di Pavia
Prof. Luca Bonardi, Università degli Studi di Milano
Prof. Roberto Camagni, Politecnico di Milano
Prof. Edoardo Croci, IEFE Università Bocconi
Prof. Stefano Caserini, Politecnico di Milano
Prof. Giorgio Ferraresi, Politecnico di Milano
Prof. Marco Frey, Scuola Superiore S.Anna di Pisa
Prof. Fabio Iraldo, Università Bocconi
Prof. Eliot Laniado, Consiglio Nazionale delle Ricerche
Prof. Arturo Lanzani, Politecnico di Milano
Prof. Sergio Malcevschi, Università degli Studi di Pavia
Prof. Federico Oliva, Politecnico di Milano
Prof. Stefano Pareglio, Università Cattolica del Sacro Cuore
Prof. Claudia Sorlini, Università degli Studi di Milano
Prof. Roberto Spigarolo, Università degli Studi di Milano
Prof. Gabriele Pasqui, Politecnico di Milano
Prof. Paolo Pileri, Politecnico di Milano
Prof. Guglielmo Scaramellini, Università degli Studi di Milano
Prof. Marcella Schmidt di Friedberg, Università di Milano Bicocca


martedì 28 ottobre 2014

Casalmaggiore - Aiuto, mi sono perso

Inoltriamo la comunicazione ricevuta dal Museo Diotti di Casalmaggiore

Carissimi amici del Museo Diotti,
 
ci permettiamo di segnalarvi una mostra attualmente in corso che forse non avete ancora visitato. Ha un titolo curioso - AIUTO MI SONO PERSO - ma è davvero una bussola per conoscere meglio la nostra bella provincia di Cremona e non solo, e questo lo fa nel modo più simpatico possibile, senza pedanterie, ma col sorriso, l'intelligenza e la bravura di grandi illustratori e l'aiuto di una guida speciale, un bel libro prodotto anch'esso dall'associazione cremonese TAPIRULAN che l'ha ideata e realizzata.
 
Qual è la prima cosa che vi viene in mente sentendo i nomi di luoghi come Pescarolo, S. Giovanni in Croce, Castelponzone o Isola Dovarese? E in seconda battuta, riflettendoci con più calma, con quale immagine, prodotto, monumento od angolo tipico identifichereste queste località e tante altre che costellano questa estesissima provincia? Non è sempre facile rispondere, anche se spesso dentro ciascuno di noi, inespresse, albergano sensazioni profonde, talvolta simili a sogni, talaltra forgiate sull'onda di luoghi comuni e pregiudizi, tutto ciò che insomma forma il nostro immaginario creando la familiarità, il radicamento e l'identità dei luoghi medesimi. La mostra, colle sue 36 bellissime tavole, realizzate con medium pittografici diversi o digitali dalle più grandi firme dell'illustrazione, vi aiuterà a tirar fuori i vostri fantasmi, vi suggerirà nuove fantasiose visioni per farvi viaggiare e pensare, chiedendovi solo un po' d'attenzione, senza nessun costo a carico vostro.
 
Per chi invece ha qualche soldo da spendere, vi segnaliamo il ricchissimo Bookshop di Tapirulan con edizioni di pregio di cataloghi di mostre di fotografia e illustrazione, guide, libri di poesia, magliette, spille, cartoline e calendari da collezione.
 
Il Conservatore VALTER ROSA
 
 
La mostra AIUTO MI SONO PERSO (18 ottobre-23 novembre 2014), aperta da martedì a venerdì dalle 8 alle 13, sabato e domenica dalle 15,30 alle 18.30, in occasione della Fiera di San Carlo (1-4 novembre 2014) avrà un'apertura straordinaria dalle 15 alle 19. L'INGRESSO E' LIBERO.
 
Indirizzo: MUSEO DIOTTI - via Aldo Formis, 17 - Casalmaggiore (CR) - info@museodiotti.it - tel. 0375/200416
Informazioni: www.tapirulan.it - info@tapirulan.it - 328/8518849

venerdì 3 ottobre 2014

Intervento Comitati contro le autostrade Cr-Mn e Ti-Bre in Commissione Ambiente della Camera

In allegato il testo dell'intervento di Cesare Vacchelli - a nome del Coordinamento Comitati contro le autostrade Cr-Mn e Ti-Bre - all’audizione della Commissione Ambiente della Camera di lunedì scorso riguardante il decreto “Sblocca Italia”.

 
NO AL DECRETO-LEGGE 12 settembre 2014, n. 133
Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa
delle attivita' produttive. (GU n.212 del 12-9-2014)
Il Decreto legge 12 settembre 2014, n. 133, noto come lo “Sblocca Italia”, rappresenta a nostro giudizio l'ennesimo decreto di deregolamentazione “selvaggia”  a danno del Paese ed è anche per questo che abbiamo accolto il vostro invito a partecipare a questa audizione, in quanto riteniamo fondamentale unire tutte le forze sane del paese per cassare le norme di questo provvedimento evitando che diventi legge.
Si tratta di un ulteriore tentativo di applicare anche nel nostro paese i dettami della "Schock Economy", la teoria liberista made in USA. Questa crisi infinita, di cui non si vede la fine, ha indotto in molti una unanime reazione: servono investimenti pubblici per far ripartire l'economia e creare occupazione. Tempestiva, almeno a parole, la risposta del neo premier: sblocchiamo l'Italia!
Da chi e da che cosa ancora non si è capito dal momento che nel paese degli abusi e dei condoni, dalle casse  notoriamente vuote e dal debito pubblico stratosferico di tutto ci sarebbe bisogno tranne che di semplificazioni (edilizie e non solo) in luogo di rigorosi controlli e di decisioni verticistiche invece che di consenso popolare.
Ma veniamo ai contenuti, in particolare quelli che riguardano le infrastrutture autostradali.
Art. 5 - Norme in materia di concessioni autostradali
Questo articolo consentirà alle concessioni scadute e in scadenza di evitare la gara per il relativo rinnovo in virtù della magnanima possibilità data di unificare tratte interconnesse, contigue ovvero tra loro complementari, ai fini della loro gestione unitaria. Cosa che comporterà in primo luogo la unificazione delle originarie scadenze concessorie, che così verranno allineate con quella avente scadenza più lontana nel tempo.
Questo, secondo la maggioranza governativa, genererebbe la disponibilità di risorse per la realizzazione, senza oneri per lo Stato, degli interventi infrastrutturali previsti nelle originarie concessioni, oltre che per consentire la riduzione delle tariffe di pedaggio.
Il testo dell’articolo, ancorchè inizi con la solenne dichiarazione: “Nel rispetto dei principi dell’Unione Europea”, rappresenta una palese e grave violazione delle direttive e norme europee in materia che impongono, alla scadenza di ogni concessione autostradale, l’espletamento di regolare gara ad evidenza europea.
In secondo luogo le opere previste nelle originarie concessioni, che con il presente provvedimento si vorrebbero sbloccare, (spesso inutili oltre che devastanti), rappresentano un obbligo in capo al concessionario che, invece di essere premiato, dovrebbe rispondere di tale inadempienza contrattuale.
Fa scuola in proposito il raccordo autostradale Ti-Bre (Tirreno-Brennero) la cui costruzione era prevista sin dal 1974 all’interno della concessione dell’A15 Parma-La Spezia e, per nostra fortuna, non ha ancora visto la luce.
Sul tema dell’allungamento delle concessioni autostradali il nostro coordinamento ha inviato in data 31 luglio 2014, anticipando i contenuti dello sblocca Italia, una lettera alla CE per conoscere se la Commissione Europea fosse stata informata dalle istituzioni italiane circa la formula che, come riportato dagli organi di stampa, sarebbe stata allo studio del Ministero dei Trasporti italiano per ottenere l’allungamento della durata delle concessioni autostradali e, in ogni caso, se non riteneva che ciò non si configurasse come una palese violazione delle norme comunitarie sulla libera concorrenza.
Siamo ancora in attesa di avere riscontro ma, nel frattempo, abbiamo ottenuto un nuovo incontro con il Commissario al Mercato Interno e in quell’occasione riprenderemo tutti le questioni da noi segnalate.

Art. 11 - Disposizioni in materia di defiscalizzazione degli investimenti infrastrutturali in finanza di progetto

Con questo articolo si amplia la platea dei potenziali fruitori del “credito d’imposta” di cui all’art. 33 del dl 179/2012, per effetto dell’abbassamento del valore dell'opera in project  a partire dal quale è possibile usufruire della defiscalizzazione (da 200 milioni € a 50 mln €), e dell’estensione di tale beneficio ad ogni opera prevista  nei piani o programmi approvati da amministrazioni pubbliche, oltre che alle opere di rilevanza strategica (legge obiettivo).

In proposito è solo il caso di sottolineare come l’art. 107 TFUE (ex art. 87 TCE) definisca come Aiuti di Stato gli aiuti concessi dagli Stati membri sotto qualsiasi forma tendenti a favorire talune imprese o talune produzioni. Il successivo art. 108 stabilisce che è possibile dare esecuzione agli aiuti di stato solo una volta che gli stessi siano approvati dalla Commissione Europea.
Alla lettura delle sopracitate disposizioni comunitarie appare indubbio che le misure, contenute nel provvedimento in oggetto, favoriscano esclusivamente talune imprese e talune produzioni, le quali grazie al credito di imposta raggiungeranno un equilibrio finanziario che consentirà loro, ad esempio, di accedere al mercato del credito bancario con maggior facilità rispetto ad altre.
Sull’argomento il nostro coordinamento si è da subito attivato inviando ben due lettere di segnalazione alla CE, di cui l’ultima il 27 dicembre 2013, nonché con uno specifico incontro da noi richiesto al Commissario Joaquin Almunia e avvenuto il 4 marzo scorso presso gli uffici della Direzione Generale alla Concorrenza, alla presenza di tre funzionarie della Direzione stessa.
Le rappresentanti della Commissione hanno concordato sul fatto che la norma in questione possa rappresentare un aiuto di stato ma il governo italiano, ad oggi, non ha ancora informato la competente Direzione Generale alla Concorrenza, notificando alla stessa il proprio provvedimento di legge in materia di credito d’imposta.
Il nostro governo si è limitato ad indicare nelle linee guida di applicazione del provvedimento che la concessione di questi aiuti fiscali “…è effettuata nel rispetto della normativa europea ed in particolare di quella relativa agli aiuti di stato vigente al momento dell’affidamento…”.
E’ questa la “frase magica” che ora impedirebbe agli organismi europei di svolgere il proprio compito di verifica ed approvazione, che invece potranno esplicare, così hanno ribadito, solo quando questa legge verrà applicata concretamente ad un progetto autostradale.
Pertanto la norma da contestare è quella a cui il presente articolo fa riferimento e cioè il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179 , convertito con modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221. Mentre l’azione da svolgere con urgenza è la segnalazione dei casi concreti a cui questa norma risulta già essere applicata, svolgendo inoltre un’azione di costante vigilanza sull’operato delle direzioni generali della CE competenti in materia.
Altra importante implicazione di questo provvedimento è quello dell’invarianza finanziaria
di seguito anche uno stralcio (quello che riguarda l'esame dell'art.33) del dossier di documentazione a corredo degli atti istruttori parlamentari.
In proposito, preso atto di quanto affermato dal Governo nella relazione tecnica e durante l’esame al Senato, si osserva che l’invarianza finanziaria delle disposizioni in esame appare confermata solo nel caso in cui nelle previsioni tendenziali non fosse inclusa in alcun modo la redditività – sotto forma di entrate fiscali o di riscossione di canoni – delle infrastrutture interessate dalle norme.
Considerando che le previsioni tendenziali di gettito sono formulate sulla base di un modello macroeconomico che stima l’andamento del PIL sulla base delle sue componenti, l’ipotesi assunta dalla relazione tecnica - che la norma configuri una rinuncia ad un gettito aggiuntivo non scontato - richiederebbe:


- che le previsioni tendenziali relative ai conti della PA scontino la riduzione della spesa per investimenti pubblici conseguente al blocco delle opere oggetto di agevolazione da parte della norma in esame. Tale circostanza non risulta, apparentemente, dal DEF per il 2013 e dal relativo allegato sulle infrastrutture strategiche, nel quale restano incluse le opere citate dalla Nota tecnica del Governo[118];
- che, nelle previsioni macroeconomiche tendenziali, si assuma che il blocco della spesa per investimenti pubblici, di cui al punto precedente, si rifletta interamente sulla spesa complessiva per investimenti nel paese.
In caso contrario, la detassazione prevista dalla norma risulterebbe suscettibile di incidere su una componente di spesa per investimento inclusa nelle previsioni tendenziali al pari della redditività propria dell’investimento stesso e del relativo gettito fiscale, che verrebbe conseguentemente ridotto. Sul punto appare necessario acquisire conferma dal Governo.
Anche la Corte dei Conti ha bocciato tale norma
Relazione sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione degli oneri relative alle leggi pubblicate nel quadrimestre settembre – dicembre 2012

Come già segnalato in particolare dal Servizio bilancio della Camera dei Deputati, vale la pena di ribadire, sotto il profilo metodologico, che l’ipotesi di rinunzia a maggior gettito, su cui si fonda il giudizio circa l’assenza di conseguenze finanziarie di segno negativo, si basa sull’assunto - non dimostrato nella fattispecie - consistente nel fatto che nei quadri tendenziali non sia stato scontato il blocco degli investimenti pubblici (che la normativa appunto rimuoverebbe). Ciò porta a ribadire quanto più volte richiesto dalla Corte, ossia che – nonostante i progressi avutisi negli anni più recenti – si pone ancora in termini del tutto insoddisfacenti il necessario livello di informazioni circa i criteri di dettaglio con cui vengono costruiti i quadri tendenziali di finanza pubblica.

PROPOSTE / RICHIESTE
  • La prima naturalmente è quella di provare in ogni modo a far decadere il decreto stesso affinchè non diventi legge dello Stato;
  • in subordine, e per quanto riguarda gli argomenti oggetto del nostro intervento, cassare gli articoli 5 e 11 per le motivazioni sopra esposte;
  • il vostro impegno affinchè nelle sedi e con le modalità previste dalla legge si arrivi alla dichiarazione di incostituzionalità del presente decreto;
  • l’impegno affinchè il Parlamento aderisca ai rilievi della Corte dei Conti ai fini di una maggior trasparenza degli atti ed in particolare per garantire il necessario livello di informazioni circa i criteri di dettaglio con cui vengono costruiti i quadri tendenziali di finanza pubblica;
  • l’azione coordinata con i vs parlamentari europei affinchè l’Europa entri nel merito delle due questioni poste dalla normativa ora in esame e cioè il credito d’imposta e la proroga delle concessioni autostradali, decretandone la palese violazione delle direttive e delle norme europee in materia;
  • l’impegno a rilanciare, in luogo delle due inutili autostrade Cr-Mn e Ti-Bre, la necessità del potenziamento della linea ferroviaria Mantova-Cremona-Codogno-Milano, nonché del corridoio ferroviario Tirreno-Brennero, in particolare il tratto di collegamento tra Parma e Verona, attraverso:

    • il finanziamento dei restanti lavori sul tratto Parma-La Spezia ;
    • il completamento dei lavori su detto corridoio con l’individuazione del tracciato Parma-Casalmaggiore-Piadena-Mantova-Verona in luogo dell’attuale Parma-Suzzara-Poggio Rusco-Mantova, rispetto al quale risulta molto più conveniente, sotto diversi profili, tra cui quello economico: solo 70 milioni di € invece che 700;
Gli scienziati continuano a ripeterlo e non sanno più come dircelo: il cambiamento climatico non significa solo un po’ più di caldo o qualche temporale fuori stagione. Non è un’esagerazione: la nostra stessa “sopravvivenza” è a rischio. Questa è una battaglia per salvare il pianeta.
BASTA CEMENTO! STOP AL CONSUMO DI ENERGIA FOSSILE!

martedì 16 settembre 2014

RiCasa: quattro incontri sul recupero della casa

A Crema, tra il 18 Settembre ed il 9 Ottobre, si terranno quattro incontri sul recupero della casa ed il risparmio energetico. Le serate sono organizzate dall’Assessorato alla Cultura e dall’Assessorato all’Ambiente del Comune di Crema in sinergia con Ecosolution. Come Coordinamento locale del Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori saremo presenti giovedì 18 Settembre alla prima serata, intitolata "La situazione di oggi: le ragioni della crisi". Con noi sarà presente anche Silvia Ronchi, urbanista del Centro di Ricerca sui Consumi del Suolo del Politecnico di Milano. Sul sito internet del Comune di Crema è disponibile il programma completo.

lunedì 15 settembre 2014

Il Trentino e gli orsi

Ha suscitato clamore, nei giorni scorsi, la notizia della morte dell'orsa Daniza, in Trentino, a seguito di una reazione ad una dose di narcottizante. La Guardia Forestale stava cercando di catturare l'animale dopo che questo aveva aggredito un cercatore di funghi il giorno di Ferragosto. Pubblichiamo l'opinione al riguardo del prof. Michele Corti, tratta dal sito www.ruralpini.it: nell'articolo si evidenziano altre conflittualità nella montagna trentina (in particolare del Parco Naturale Adamello Brenta), dalla realizzazione di nuove funivie al progetto di nuove piste da sci, per arrivare all'ipotizzata creazione di un grosso invaso artificiale che garantirà l'innevamento do oltre 70 km di piste.  

giovedì 11 settembre 2014

Appuntamenti FAI di Settembre

Ricordiamo i prossimi appuntamenti FAI di settembre, a partire da domenica 14: “Come un piccolo cammino di Santiago de Compostela”, da Cascina Stella a Castelleone (ritrovo ore 14,30) escursione all’oratorio di San Giacomo, visita all’Ecomuseo e al Bosco didattico – locandina allegata.

Domenica 21 settembre parteciperemo alla Festa del Volontariato a Cremona, con un banco FAI in via Baldesio per tutta la giornata;

Domenica 28 settembre aderiremo al progetto nazionale FAI Via Lattea organizzando il circuito ciclopedonale “Le terre dei Gonzaga” ad Isola Dovarese e nel Parco Oglio Sud – informazioni qui: http://www.faivialattea.it/percorsi/domenica-28-settembre-4-circuito-le-terre-dei-gonzaga/

mercoledì 10 settembre 2014

Nutrire Cremona - Settembre 2014

Torna l'appuntamento dopo la pausa del mese di agosto, con "Nutrire Cremona" il mercato dei contadini e degli artigiani locali che raccontano e vendono direttamente i loro prodotti.
L'evento si terrà Domenica 14 settembre dalle ore 9.30 alle ore 16.00 presso Palazzo Cattaneo in Via Degli Oscasali, 2 a Cremona con il seguente programma:
ore 10.30 - laboratorio didattico per bambini
ore 12.00 - aperitivo equosolidale
dalle ore 13.00 possibilità di pranzare all'Osteria del Mercato
ore 15.00 - laboratorio "Le forme del latte"



martedì 9 settembre 2014

Nel Cremasco un idroelettrico non sempre sostenibile

L’ansa che l’Adda forma nei pressi di Gombito, piccolo paese rivierasco della Provincia di Cremona, costituisce un ambiente singolare: il tratto di fiume interessato è lungo circa 4,5 chilometri ed il lembo di terra sotteso, nella sua parte più stretta, misura solamente 200 metri. Proprio in questo tratto di fiume Edison SpA intende realizzare una centrale idroelettrica, prevedendo un “taglio di meandro” che ridurrebbe di circa il 70% il flusso d’acqua nei 4,5 chilometri compresi tra captazione e rilascio. Verrebbe garantito, in sostanza, il solo Deflusso Minimo Vitale (DMV). Attraverso la creazione di uno sbarramento le acque verrebbero convogliate in un canale di presa che le rilascerebbe a valle dell’ansa fluviale, ad una quota inferiore di circa tre metri.
Alcune delle problematiche connesse alla realizzazione dell’opera sono analoghe a quelle che si prospettano per la centrale progettata una trentina di chilometri più a valle, tra i comuni di Crotta d’Adda e Castelnuovo Bocca d’Adda (rispettivamente in provincia di Cremona e Lodi), di cui ci siamo già occupati come coordinamento locale del Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori. Stiamo parlando del rallentamento della corrente dovuto allo sbarramento (con modifiche dell’habitat della fauna ittica e della flora), dell’innalzamento della falda nei terreni a monte di quest’ultimo (con conseguenze sull’attività agricola, settore fondamentale dell’economia locale) e dell’aumento del livello del fiume nel tratto che precede lo sbarramento, pari a circa 1,80 metri. Riguardo a quest’ultimo aspetto occorre evidenziare come i corsi d’acqua interessati siano due: oltre all’Adda (per un tratto di circa 5 km), anche il fiume Serio (per un tratto di circa 4 km), che sfocia nel primo a meno di due chilometri di distanza dal sito dove si intende realizzare la traversa.
Quella del taglio di meandro è una dinamica caratteristica degli ambienti fluviali che si compie naturalmente nel corso dei secoli: ricrearla artificialmente tramite la realizzazione di un canale significa modificare l’assetto del territorio rischiando di far diventare i 4,5 chilometri dell’Adda interessati poco più di una grossa lanca (i rami fluviali abbandonati dal corso d’acqua principali, caratterizzati di acque pressoché stagnanti). In questo tratto si può ipotizzare un conflitto tra l’approvvigionamento idrico per fini di produzione energetica ed agricola, in considerazione del contestuale ricorso di quest’ultima a colture che necessitano di grosse quantità d’acqua (è il caso del mais, ampiamente diffuso in zona). Inoltre nei pressi di Gombito confluisce nell’Adda un tratto del Serio Morto: il drastico calo della portata del fiume porterebbe ad un aumento della concentrazione degli inquinanti tra il centro abitato ed il punto di rilascio dell’acqua. Bisogna evidenziare infine che a Gombito è stato realizzato un attracco fluviale che ha usufruito dell’erogazione di fondi pubblici: la navigazione all’interno dell’ansa verrebbe preclusa dalla realizzazione dell’impianto (Edison ha proposto di spostare l’attracco a proprie spese).
I Comuni di Bertonico (in Provincia di Lodi, nel cui territorio ricade l’opera progettata), Gombito, Montodine e Ripalta Arpina (in provincia di Cremona) hanno manifestato la propria opposizione evidenziando, oltre agli aspetti già citati, anche il rischio idraulico dovuto alla creazione di un invaso del quale non si conosce il comportamento né la capacità di smaltimento della riserva idrica in caso di piena improvvisa legata a fenomeni meteorologici di elevata intensità, sempre più frequenti in questi ultimi anni. Sono state perciò richieste la proroga della scadenza dei termini dell’istruttoria di procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e la partecipazione alla futura conferenza dei servizi, con coinvolgimento delle Provincie di Cremona e Lodi.
La scelta di orientarsi verso la produzione di energia idroelettrica, di per sé apprezzabile, presenta delle forti criticità quando va ad alterare l’assetto idrogeologico e morfologico del territorio fluviale. Sono più che mai necessarie delle linee guida ed una pianificazione energetica che escludano dinamiche speculative (questi impianti godono di contributi pubblici) affinché si realizzino centrali sostenibili che corrispondano all’effettiva necessità di energia pulita.
Nella sola Provincia di Cremona le richieste sono trentotto, di cui diciotto in fase istruttoria: vi sono però anche impianti che competono territorialmente alle province confinanti (quella di Lodi nei due casi citati di Castelnuovo Bocca d’Adda e Bertonico) i cui effetti sul territorio provinciale sarebbero significativi. Alcune di queste richieste hanno incontrato l’opposizione dei cittadini: oltre a questi due casi, rimanendo nell’area Cremasca, si possono citare quelli di Rivolta d’Adda e della Palata Menasciutto.
A Rivolta d’Adda sono stati presentati due progetti. Il primo interessava la sponda sinistra ed è stato definitivamente archiviato per motivi di sicurezza idraulica e di mancato inserimento ambientale. Il secondo interessa la sponda destra: in questo caso non vi è stata contrarietà della Giunta Comunale ma della sola opposizione consiliare, che lamenta i rischi evidenziati da precedenti esondazioni avvenute in zona (2002) e dalla presenza, in prossimità della briglia in progetto, di un ponte che, secondo alcuni tecnici, potrebbe risentire negativamente della realizzazione dell’impianto. Quest’ultima centrale è in attesa dell’autorizzazione regionale.
L’impianto di Palata Menasciutto interessa ben quattro Comuni situati sulle rive del Serio: Casale Cremasco, Pianengo, Sergnano e Ricengo. Tra i promotori della centrale, che verrebbe realizzata lungo il corso del fiume Serio, vi è proprio il Parco del Serio. Il Comitato Salviamo il Menasciutto ha evidenziato come diverse norme del regolamento del Parco stesso verrebbero aggirate, ad esempio il divieto di realizzare attività produttive, di ampliare la viabilità esistente, di procedere con lavori impattanti, di modificare il regime delle acque, di creare luce e rumori. Ma l’aspetto più contestato è il divieto di realizzare nuove strutture: se il Parco ha evidenziato che la centralina si collocherebbe pochi metri al di fuori dei confini dell’area protetta, il Comitato ha ribattuto che strutture come l’edificio di contenimento delle turbine verrebbero realizzate lungo il corso d’acqua. La Palata Menasciutto è tutelata anche dall’istituzione di una Riserva Naturale. L’ultimo passo compiuto dal Comitato è stato il ricorso ai difensori civici provinciale e regionale, che hanno chiesto di rivedere le procedure avviate dalla Provincia di Cremona. Da parte sua il Parco ha avviato una verifica interna sulle procedure seguite. Insomma, anche in questo caso, un fronte aperto.
Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori
Coordinamento Cremonese, Cremasco, Casalasco