Nel giro di pochi giorni
sembra essere stato segnato il destino di circa 320.000 mq complessivi di
territorio attualmente agricolo nel Comune di Cremona. Si tratta di due Piani
Attuativi recentemente approvati, uno a destinazione produttiva ed uno a destinazione
residenziale. Anche a Cremona dunque prosegue inarrestabile il consumo di
suolo.
Il primo Piano Attuativo riguarda
un’area di quasi 300.000 mq a lato della via Mantova, distante circa un
chilometro dall’area commerciale di San Marino (Cremona 2), per la quale, nel
PGT del Comune confinante di Gadesco Pieve Delmona, è peraltro previsto un
ulteriore ampliamento di oltre 25.000 mq, proprio in direzione della città. La
zona è inoltre interessata molto da vicino dal progetto del tracciato
dell’autostrada Cremona-Mantova, contro la quale alcuni comitati sono attivi da
anni.
Il secondo Piano Attuativo
riguarda invece un’area periurbana nella zona Sud-Est della città, in un
contesto residenziale, ed ha un’estensione di poco meno di 20.000 mq. A
presentarlo è stata la Società di Mutuo Soccorso tra Sacerdoti. Italia Nostra e
Legambiente avevano presentato delle osservazioni in cui veniva richiesta una
revisione sostanziale del progetto, motivata dal rischio di esondazioni del
vicino Cavo Reale, dalla prossimità con la scarpata morfologica esistente e
dalla mancanza di specifiche sulle scelte progettuali. L’intervento richiederà
la realizzazione di un rilevato per evitare allagamenti: secondo le
osservazioni il rischio è di oscurare la scarpata ed il parco di Villa
Flaminia. Le uniche limitazioni parzialmente accettate dal Comune riguardano la
riduzione delle altezze massime degli edifici (che sono comunque di ben 8,50 m)
ed il vincolo dell’omogeneità di materiali e colori.
Secondo molti osservatori
questi sarebbero alcuni degli effetti della LR 31/14, con cui Regione Lombardia
si è posta come obiettivo la riduzione
del consumo di suolo e la riqualificazione del suolo degradato: nella realtà le
norme transitorie hanno fornito indicazioni controverse, rischiando di
risultare controproducenti e dando il via ad una corsa per presentare i Piani
Attuativi nel periodo di trenta mesi a partire dalla pubblicazione della legge
regionale. Vi sono però diverse interpretazioni che sostengono come rimanga per
i Comuni la facoltà di rivedere i PGT ridimensionando gli ambiti di
trasformazione.
La
Giunta Galimberti è già stata oggetto di critiche nelle ultime settimane, per
le potature drastiche sugli alberi di parchi e viali cittadini ma soprattutto
per il via libera alla cessione del 51% delle quote di LGH alla multiulility
A2A, che allontana da Cremona il livello decisionale riguardo la dismissione
dell’inceneritore di San Rocco, di cui l’attuale sindaco aveva promesso lo
spegnimento in campagna elettorale. Ad oggi pare che lo spegnimento non avverrà
prima del 2024: un lungo percorso che rischia di vanificare le misure prese
dall’Amministrazione riguardo all’estensione del servizio di raccolta
differenziata porta a porta dei rifiuti. La cessione delle quote di LGH va
letta come ulteriore passo verso la privatizzazione dei servizi pubblici, dal
momento che il sindaco di Milano Pisapia ha già ventilato l’ipotesi della
cessione di ulteriori quote di A2A.
Il Comune di Cremona, dopo la parentesi del centro-destra guidato dall’ex
campione di canoa Oreste Perri, è tornato in mano al centro-sinistra, ma le
politiche di governo del territorio non sono cambiate.
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