LETTERA APERTA
Ai Sigg.ri componenti la
Commissione Agricoltura e Ambiente della Provincia di Cremona
e p. c. Al Sig. Presidente della Provincia
Ai Sigg.ri Assessori Provinciali
Ai Capigruppo Consiliari
Oggetto: Piano Cave, Ga8C Pianalto della Melotta
Egregi
membri della commissione Agricoltura e ambiente, Gentile Presidente,
assessori e capigruppo consiliari, vogliamo sottoporre alla vostra
attenzione alcune riflessioni, delle quali, auspichiamo, terrete debito
conto.
Come
vi è ben noto, per tutto il corso della la lunga istruttoria che ha
condotto all’adozione del piano cave e ancora nella più recente fase di
approvazione delle controdeduzioni alle osservazioni, l’individuazione
del nuovo ambito estrattivo A8 nel Pianalto della Melotta è stata
considerata <solo come una ipotesi> (v.DGP 250/13).
L’approvazione, nello scorso dicembre, della variante di PTCP, con la
sua stravagante stratificazione dei livelli di tutela del Geosito, rende
ora quell’ambito estrattivo una concreta possibilità alla quale in
molti, rappresentanti ed eletti della cittadinanza, ci auguriamo vorrete
opporvi.
Le
ragioni di uno stralcio dal Piano Cave del giacimento Ga8C previsto nel
Geosito Pianalto della Melotta sono molte e vale qui la pena di
ribadirle.
Innanzitutto
va rilevato che né il vorace utilizzo di una risorsa non rinnovabile,
né tanto meno, la devastazione di un sito di grande valenza geologica e
come tale tutelato anche dalla normativa nazionale, potrà essere
efficace elemento di contrasto alla crisi che da anni attanaglia il
settore edilizio. Il gruppo Laterizi Danesi, al cui ipotetico piano
industriale si vuole accondiscendere, come specificato nelle
controdeduzioni, non potrà trarre vantaggi significativi
dall’escavazione di ulteriori tonnellate di argilla dal Pianalto. Alcuni
suoi stabilimenti, siti nel bresciano e nel pavese, a fronte della
stasi della domanda, hanno negli ultimi mesi collocato i dipendenti in
cassa integrazione e nell’attività di cava, per l’impresa Danesi, come
per tutte le altre del settore, non potranno esservi realistiche
possibilità di incremento nel numero delle maestranze. Il settore delle
cave è notoriamente a basso impiego di manodopera, come è stato
inequivocabilmente evidenziato tanto da un’indagine condotta dalla
Regione Lombardia, quanto dallo studio commissionato dalla stessa Provincia
di Cremona all’ASA dell’Università Cattolica: una ricerca che
sottolinea ragionevolmente pure le scarsissime possibilità di sviluppo
del comparto per gli anni a venire.
A
fronte, dunque, di certezze in merito ai danni ambientali che
l’escavazione inevitabilmente arrecherebbe al Pianalto, paiono del tutto
infondate le previsioni di eventuali benefici economici ed
occupazionali derivanti da una maggiore disponibilità di argilla, la cui
possibilità di estrazione nell’ATE a8, del resto, è ben lungi
dall’essere esaurita. Infatti il “vecchio” piano cave ancora riserva
alla ditta Danesi la possibilità di estrarre 500.000 mc, a cui se ne
vogliono aggiungere con il nuovo, come richiesto dall’impresa 1.800.000.
Il tutto a fronte di un fabbisogno stimato di argilla, per l’intera
provincia nel prossimo decennio, di un valore compreso tra i 462.537,3
mc ed i 572.69, secondo quanto puntualizzato dal già citato studio
commissionato dall’ istituzione provinciale (a che pro, ci si domanda
assegnare e finanziare la ricerca, se non viene neppure lontanamente
presa in considerazione?).
La
concessione all’escavazione di tali volumetria di argilla, come è
ovvio, comporta l’asportazione dello strato superficiale (profondità 2,5
metri nella proposta del piano cave, portata a 3 m. su richiesta
dell’impresa) di un’area a dire poco immensa: 863 mila metri quadri si
aggiungono ai quasi 300 mila già dati in concessione, incidendo, così
nel Geosito una ferita ampia più di un milione di metri quadri. Quei
particolari metri quadri, quello specifico appezzamento di terreno che
serve al cavatore d’argilla e che appartiene organicamente al Geosito,
sono stati giudicati “irrilevanti” dal punto di vista paesaggistico,
storico e culturale e non meritevoli di particolare tutela dal Ptcp di
ultima approvazione. La logica che lo ha guidato ignora completamente – e
colpevolmente- il concetto di “sito”, di un unicum meritevole di
salvaguardia e, soprattutto, di rispetto. Non solo, ma ignora perfino
quanto disposto dalla Giunta Regionale Lombarda nella sua Deliberazione
n. X/ 1007 del 29/11/2013, relativa alla verifica della Variante di
PTCP proposta dalla Provincia di Cremona; la Giunta regionale si esprime
esplicitamente, citando il vigente Piano Paesaggistico Regionale, in
modo perentorio in questi termini : “.... i geositi di prevalente
interesse geografico, geomorfologico, paesistico, naturalistico,
idrogeologico, sedimentologico (praticamente la... “foto” del Pianalto!)
sono oggetto di attenta e specifica salvaguardia al fine di preservarne
la specifica conformazione e connotazione. Sono pertanto da escludersi
tutti gli interventi che possano alterarne o comprometterne l’integrità e
la riconoscibilità causando sbancamenti o movimenti di terra che
modifichino in modo permanente l’assetto geomorfologico....”.
Con il termine Geosito
– vale la pena ricordarlo- si indicano i beni geologico-geomorfologici
di un territorio intesi quali elementi di pregio scientifico e
ambientale del patrimonio paesaggistico. Un "geosito" è
un'area o una località che rappresenta in modo esemplare eventi
geologici, geomorfologici e regionali; la storia, lo sviluppo e i
rapporti geologici, rivestendo la funzione di modelli per un'ampia
fascia di territorio o a livello globale. Un geosito è di eccezionale
importanza primariamente in base al contesto scientifico e culturale (in
quanto in grado di fornire un contributo indispensabile alla
comprensione della storia geologica di una regione, stato o continente)
ma esso riveste grande interesse anche in relazione al paesaggio, alla
biodiversità , all'educazione, alla ricreazione, ovvero, può avere anche
una sua valenza “economica”.
Si definiscono geositi
(ovvero “luoghi della geologia”) quegli oggetti geologici che
presentano caratteri di rarità e unicità. Sono ben visibili e ben
conservati, formano paesaggi spettacolari e restituiscono informazioni
fondamentali per la conoscenza della Terra. Il Pianalto di
Romanengo-Melotta, in quanto elemento di pregio scientifico perché
testimone dei processi multi millenari che hanno formato e modellato il
territorio, è stato individuato, descritto e censito sia dalla Regione
Lombardia, sia dal Ministero dell’Ambiente.
La
Provincia di Cremona, forse fraintendendo le proprie funzioni,
attraverso la variante di PTCP ne ha disconosciuto, assieme alla qualità
di bene naturale pregiato e non rinnovabile, quella “singolarità
geologica” che è esplicitamente tutelata dal codice dei beni culturali e
del paesaggio. L’artificio dello spezzettamento in aree dal diverso
valore paesaggistico e ambientale ha degradato il solo ed unico Pianalto
della Melotta da “cosa immobile di notevole interesse pubblico” a cava
d’argilla, una tra le tante presenti anche sul territorio cremonese.
Possiamo solo sperare che, altrove in questo nostro paese, tecnici,
consulenti e amministratori non seguano tale approccio urbanistico e
culturale: spiacerebbe vedere parcheggi o chioschi per le bibite pronti a
riempire ogni spazio di (ipotetico) scarso interesse entro il perimetro
di “siti” archeologici come i Fori imperiali o Pompei. Certo, in quanto
esercizi commerciali, nell’opinione di alcuni, sarebbero più redditizi
di qualche inutile sasso, vecchio, rovinato e sporco.
Delegazione FAI CR
Legambiente AltoCremasco
Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori - Coordinamento Cremonese, Cremasco e Casalasco
WWF-Cremona
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