La Provincia di Cremona ha adottato ad inizio agosto la
variante di adeguamento al Piano Territoriale Regionale (PTR) del
proprio Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP).
Numerose associazioni hanno presentato le proprie osservazioni, contestando in particolar modo l’allentamento dei vincoli per i “geositi”.
I geositi sono particolari aree sottoposte a tutela,
definiti e regolamentati dall’art.22 del PTR della Regione Lombardia.
Le province hanno facoltà di procedere alla loro più precisa
perimetrazione e di individuare ulteriori geositi di rilevanza locale.
La Provincia di Cremona, se da un lato ha incrementato la superficie
complessiva di tali aree tramite la loro riperimetrazione e
l’identificazione di geositi di interesse locale, dall’altro ha
effettuato un azzonamento che prevede tre differenti livelli di tutela.
Per le zone caratterizzate dal minore livello di tutela è
espressamente prevista la possibilità di modificazioni morfologiche e di
predisposizione di elementi intrusivi permanenti quali
bonifiche agricole, escavazioni per attività estrattiva, opere di
canalizzazione: tutto ciò appare in contrasto con la normativa
sovraordinata del PTR, che esclude gli interventi che possano alterare e
compromettere la riconoscibilità e l’integrità dei geositi causando
sbancamenti o movimenti di terra che modifichino in modo permanente
l’assetto geomorfologico, nonché l’introduzione di elementi di
interferenza e la cancellazione dei caratteri specifici.
Il confronto tra normativa e cartografie della variante al PTCP e del Piano Cave provinciale, anch’esso recentemente adottato, evidenzia come tra le aree minacciate vi sia il Pianalto della Melotta, un sito di particolare rilevanza geomorfologica e paesistica.
Si tratta infatti del più meridionale dei pianalti europei, relitto degli antichi livelli della pianura,
un altopiano solcato da una vallecola formata dal Naviglio della
Melotta, caratterizzato dalla presenza di numerose aree boscate e
strategico per quanto riguarda la conservazione della biodiversità.
Secondo il parere delle associazioni osservanti
(oltre al nostro coordinamento locale vi sono ACLI, Circolo Ambiente
Scienze, Coordinamento Comitati Ambientalisti della Lombardia,
Coordinamento dei Comitati contro le autostrade Cr-Mn e Ti-Bre, FAI,
LUCI, Italia Nostra, Legambiente, WWF, LIPU) la variante è quindi improntata all’allentamento dei vincoli, talvolta perseguito attraverso sottili artifici normativi.
La perimetrazione dei geositi e la delimitazione delle aree
soggette ai differenti livelli di tutela appaiono arbitrarie e di dubbia
attendibilità scientifica: la normativa presenta poi diverse
conflittualità con quella del PTR, puntualmente evidenziate in sede di
osservazione. Si citano ad esempio la possibilità di modifica
dell’andamento delle scarpate morfologiche e l’assenza di una
vincolistica che abbia effetti concreti sul mantenimento della maglia
centuriale romana e sulla conservazione dei campi baulati.
Oltre alla tematica dei geositi sono stati evidenziati altri
passaggi controversi, come l’ambiguità dell’articolo relativo alla rete
irrigua, per la quale le associazioni hanno richiesto la
preservazione in via prioritaria del fondo naturale. Tra le altre
richieste riportiamo l’aggiunta di alcuni tratti stradali alle strade
panoramiche di interesse regionale e una norma a tutela degli edifici di
archeologia industriale. E’ stata infine suggerita la stesura di un
articolo che regolamenti i campi fotovoltaici sui terreni agricoli, le
centrali a biogas e biomasse, le stazioni radio base.
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